Visite pastorali (1558 - 1966)
44 unità archivistiche di primo livello collegateSerie
Consistenza archivistica: La serie è formata da n. 49 registri (1564 - 1857), da fascicoli conservati in n. 19 faldoni (1858 - 1966), più carte sciolte collegate alle visite pastorali, conservate in n. 6 faldoni solo in parte fascicolati (1558 - 1845).
(a cura di Isabella Farinelli)
La visita del vescovo alla diocesi, strumento fondamentale della missione pastorale, è una prassi antica, ribadita con forza dal Concilio di Trento (1545 − 1563), in quanto strettamente legata al vincolo della residenza degli ordinari nella sede di appartenenza. Nei secoli è stata rimodulata nello stile, ma ha mantenuto praticamente intatti il significato e la natura.
Secondo il canone 396 del Codice di diritto canonico in vigore, «il Vescovo è tenuto all’obbligo di visitare ogni anno la diocesi, o tutta o in parte, in modo da visitare l’intera diocesi almeno ogni cinque anni, o personalmente oppure, se è legittimamente impedito, tramite il Vescovo coadiuto−re, o l’ausiliare, o il Vicario generale o episcopale, o un altro presbitero». Come spiega il can. 397, «sono soggetti alla visita ordinaria del Vescovo le persone, le istituzioni cattoliche, le cose e i luoghi sacri che sono nell’àmbito della diocesi», mentre «i membri degli istituti religiosi di diritto pontificio e le loro case» possono essere visitati «solo nei casi espressamente previsti dal diritto».
I documenti emanati dal Vescovo in seguito alla visita sono atti ufficiali di governo spirituale della Diocesi, controfirmati dal notaio della cancelleria. Il controllo episcopale verte sullo stato spirituale della popolazione, sulla preparazione del clero e sull’adeguatezza degli edifici sacri e delle strutture all’evangelizzazione della gente e all’amministrazione dei sacramenti.
La documentazione prodotta durante lo svolgimento di questa attività si raggruppa, in ogni Cancelleria episcopale, in una serie che viene a sua volta designata “Visite pastorali”.
Nell’Archivio della cancelleria episcopale perugina, questa serie si presenta in una sequenza di faldoni e registri. Questi ultimi consistono, generalmente, in trascrizioni in bella copia di diari di visita redatti nel corso dell’evento dai segretari e/o cancellieri che accompagnano l’ordinario e/o i suoi delegati. Possono contenere anche minute, lettere, deposizioni, inventari, liste di cresimati, decreti del vescovo e documenti eterogenei raccolti durante l’evento.
Il primo registro conservato nell’Archivio vescovile perugino inizia dal 1564, ossia dalla visita pastorale del cardinale Fulvio della Corgna (o Cornia), subito dopo la conclusione del Concilio di Trento. In apertura viene trascritto il decreto di indizione; nelle prime carte del volume vi è l’indice delle località (o pie istituzioni) visitate. È un modello che normalmente viene seguito anche nei registri successivi, ma non con regolarità. Probabilmente questo deriva anche dal fatto che, pur non essendoci vistose lacune cronologiche dal 1564 ai nostri giorni, non tutta la docu−mentazione si è conservata, come si evince da prove indirette.
Occorre tener presente che gli indici possono trovarsi in posizioni apparentemente anomale, quando il codice risulta composto da fascicoli relativi a varie zone oggetto di visita. Di solito, negli indici e nel testo, le istituzioni visitate vengono raggruppate con un criterio topografico, secondo il rione di appartenenza: Porta Sant’Angelo (P.S.A.), Porta Sole (P.S.), Porta San Pietro (P.S.P.), Porta Eburnea (P.E.), Porta Santa Susanna (P.S.S.). Tale ripartizione vale anche per le parrocchie extraurbane. Talvolta vengono indicate tutte le chiese visitate, anche quelle minori e le edicole; talaltra, sommariamente, solo le parrocchiali, e la ricerca di una chiesa (o di una pia istituzione, un ospedale, un monte di pietà, una confraternita) non può avvenire se non si conosce la parrocchia nella quale è compresa.
Le voci d’indice sono generalmente riportate, ma non sempre, anche nel testo, in glosse a margine, che agevolano la lettura.
Il condizionamento attuale, in base alle caratteristiche estrinseche, è attribuibile ai cancellieri Serafino e Lorenzo Silvestrini (fine XVIII − inizi XIX secolo).
La visita di solito viene fisicamente effettuata dal vescovo che la indice, affiancato da un segretario e/o notaio e da altri collaboratori; ma non è sempre così: uno o più prelati possono effettuarla per suo conto o delega, o possono svolgere visite di controllo dei decreti da lui emanati, anche mentre la visita principale è in corso.
I registri sono in realtà molto compositi, anche come tipologia documentaria. Non è corretto identificare tout court un registro con un vescovo, anche se è lui l’autorità emanante: la visita stessa è un evento articolato e protratto nel tempo; inoltre, in un registro possono essere presenti le visite di più di un vescovo.
Anche l’ordine cronologico delle visite di cui si dà conto all’interno di un registro può essere soggetto a irregolarità.
Bibliografia:
Arturo Gabrijelcic, “Vescovi e cattedrale”, in Maria Luisa Cianini Pierotti (a cura), “Una città e la sua cattedrale: il duomo di Perugia”, atti del Convegno di studio (Perugia 26−29 settembre 1988), Perugia, Edizioni Chiesa San Severo a Porta Sole, 1992, pp. 521−538;
Isabella Farinelli, “L’Archivio diocesano di Perugia secondo le sue carte”; Rita Chiacchella, “L’istituto della visita nella Chiesa post−tridentina”, in “Visite perugine”, numero monografico di “Archivio perugino−pievese, supplemento a Raccordo dell’archidiocesi di Perugia−Città della Pie−ve”, dicembre 2001.
Nota dell'archivista:
Si fa presente che nell’ intervento di metadazione relativo ai regg. 16-28, ci si è trovati dinanzi a casi in cui nello stesso registro erano presenti cartulazioni differenti, come nei regg. 22, 24, 26-28; queste nuove cartulazioni sono state rese con una taggatura specifica che, in aggiunta al numero del registro, fa uso di segni quali i seguenti: 1; I cui segue la numerazione ordinaria della carte.
Soggetti produttori
- Diocesi di Perugia sec. II -
Compilatori
- Inserimento dati: Chiara Franzoni (archivista)
Link risorsa: https://archivista-icar.cultura.gov.it/fonds/39809