Politecnico di Milano [dal 1946] ( 1863 - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Stato

Altre denominazioni:

  • Regio Istituto Tecnico Superiore di Milano [1863 - 1923]
  • Regia Scuola di Ingegneria [1923 - 1933]
  • Regia Scuola Superiore d’Ingegneria [1933- 1937]
  • Regio Politecnico di Milano [1937 - 1946]

Profilo storico / Biografia

Ieri, ad un’ora pomeridiana, ebbe luogo l’ianugurazione dell’Istituto tecnico e dell’Accademia scientifico letteraria [… ] Il signor Brioschi sorse quindi a leggere un discorso [… ] Egli parlò dei bisogni scientifici e industriali che avevano dato origine alle due istituzioni, ne chiarì l’indole speciale, disse dei rapporti che hanno tra loro […] Infine, dirigendosi al pubblico, lo pregò a tener rivolti gli occhi, con vigile simpatia, sulle nuove scuole, affinché venga il giorno in cui esse siano veramente una istituzione nazionale.
La Perseveranza, 30 novembre 1863.

“L’Istituto tecnico superiore di Milano, creato dall’art. 310 della Legge pubblica istruzione 13 novembre 1859, ebbe principio di attuazione pel Regio Decreto 13 novembre 1862”, questo è l’incipit del programma del primo anno accademico del Politecnico. Le lezioni iniziano nel dicembre 1863 nel collegio Elvetico, meglio conosciuto come
Palazzo del Senato e oggi sede dell’Archivio di Stato di Milano. Sono otto gli iscritti alla Scuola speciale degli Ingegneri civili e due a quella degli Ingegneri meccanici, dodici i docenti, di cui nove professori di nomina regia e tre della Società di Incoraggiamento: F. Brioschi, G. Codazza. G. Dugnani, P. Gallizia, G. Leopoldo, C. Parodi, G. Schiapparelli, A. Stoppani, A. Frapolli, G. Colombo e C. Clericetti. Saranno ventuno le persone nell’organico completo: sedici docenti, due amministrativi, tre inservienti. “Si faceva lezione dove e come si poteva – scriverà Colombo nel 1906 – […] in aule improvvisate preparando tutto da noi stessi. Stretti interno al nostro direttore, eravamo animati dal più vivo entusiasmo. Nulla ci pareva difficile e penoso pur di riuscire” (1). Nel primo anno di attività dieci gli studenti del primo anno, ventisei al secondo e sette gli uditori: per la primissima comunità politecnica un totale di sessantaquattro persone.
Nonostante le parole di Colombo, il Collegio Elvetico non fu l’unico perimetro dei primi anni di vita dell’Istituto: gli studenti potevano contare su altri importanti patrimoni scientifici, quali le collezioni del Museo civico di storia naturale e della Società d’Incoraggiamento di Arti e Mestieri oltre alle raccolte dell’Istituto Lombardo di Scienze Lettere e Arti, dell’Orto Botanico e della Regia Accademia di Belle Arti e al supporto dell’Università degli Studi di Pavia, i cui corsi di scienze applicate erano stati soppressi in funzione dell’istituzione dei corsi milanesi.
Risale al 1865 l’istituzione della sezione per architetti civili, seguita nel 1866 dal trasferimento in piazza Cavour, nel palazzo della Canonica, già sede del Collegio reale delle Fanciulle. Gli spazi per la didattica aumentano, si sviluppano i laboratori, contributi di industriali e imprenditori supportano l’avvio di nuove Scuole: la prima donazione, del 1871 a opera di Eugenio Cantoni, consente la realizzazione di un corso di economia aziendale. Fra gli sviluppi che seguono, nel 1866 nasce l’Istituzione elettrotecnica Carlo Erba, nel 1893 il primo Laboratorio di meccanica applicata seguito nel 1896 dal Laboratorio per le ricerche sulla carta, nel 1902 la Scuola di Elettrochimica Principessa Jolanda e nel 1908 il Laboratorio per l’industria degli oli e dei grassi.
Tra fine Ottocento e inizio Novecento il Regio Istituto Tecnico Superiore ottiene una porzione di spazi della contigua area della Villa Reale, area su cui sorgono nuovi laboratori e scuole professionalizzanti. Qualche numero: all’apice di utilizzo degli spazi nel perimetro di piazza Cavour sono 5.050 i mq utilizzati da aule e laboratori entro il palazzo della Canonica, 1.470 quelli per le costruzioni erette nel giardino della villa Reale e 7.540 i mq destinati ai padiglioni speciali delle stazioni sperimentali. Una soluzione logistica al passo coi tempi, ma una soluzione di spazi che da subito combatte con la forza propulsiva del tempo: già nel 1910 Milano riflette sulle criticità di spazio per i locali in uso ai principali istituti milanesi, spetta all’Associazione per lo sviluppo dell’alta cultura l’iniziativa di costruire una nuova sede per il Politecnico e per gli altri istituti di istruzione superiore. A 50 anni esatti dalla inaugurazione del Politecnico nasce il consorzio (2) incaricato di provvedere alla costruzione della cosiddetta Città degli Studi grazie ai 150mila mq concessi gratuitamente dal Comune di Milano.
È il 6 novembre del 1915 quando, alla presenza dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Salandra, del cardinale Ferrari e del sindaco Caldara, si posa la prima pietra dell’erigenda cittadella. La grande guerra sospende i lavori, ripresi a fine 1919 con ritmo concitato, quasi parossistico: nel 1922 sono ultimati i primi due fabbricati della nuova sede politecnica – visitati regalmente nell’aprile dello stesso anno da Vittorio Emanuele III – già nel 1926 tutti gli edifici sono conclusi e nel 1927 sono completati gli impianti. La nuova sede appare come un campus innovativo: si snoda in nove fabbricati a due piani, tutti collegati da una galleria sotterranea che funge anche per la distribuzione di
riscaldamento, energia elettrica e collegamenti telefonici (3): 22.079 mq di superficie coperta, 28.570 mq a giardino e 234.300 metri cubi di edifici. Per le stime datate 1920 un valore di circa 150 Lire a metro quadrato. Una sede rivolta al futuro e per ospitare i migliori strumenti per la didattica e la ricerca, come illustrano i discorsi ufficiali della cerimonia di inaugurazione del 22 dicembre 1927, una città per gli studi a dimensione di studente. Mario Giacomo Levi – docente che sarà sostituito negli anni a venire da Giulio Natta – si rivolge a colleghi e studenti e descrive con suggestione la forma plasmata per gli intenti e l’applicazione della didattica nel nuovo Politecnico – e del nuovo Politecnico: “ […] il compito dell’Istituto, particolarmente in una regione come questa, fervida di opere e di industrie, deve mirare a più ampi orizzonti: io intendo un Istituto […] non chiuso ma aperto, non di insegnamento e di ricerca chiuse tra muri e tra finestre opache [ …] ma di insegnamento e ricerca alla luce del sole e in contatto con la
vita [ …] E vorrei che per tutti voi, alla fugace ora di conversazione didattica potesse seguire la più lunga e più intima familiarità delle giornate di laboratorio (4)”.
Insomma[ …] Il trasloco fu cosa fatta: il nuovo Politecnico. A Lambrate, come scrive Carlo Emilio Gadda (5) .Tra 1974 e 1985 (6) si ingrandiscono gli spazi della Facoltà di Architettura, ma l’ampliamento a Città Studi non è sufficiente per il Politecnico, la cui esigenza di espansione freme alla ricerca di ulteriori e nuovi spazi utili e vitali per la didattica, la ricerca e i servizi. Sin dal 1973 la Regione riflette sulla grave carenza di spazi lamentata dalle università milanesi ed elabora alcune proposte per un Piano dell’Università in Lombardia. Due le scuole di pensiero: da un lato secondo la collaudata tipologia a campus universitario della tradizione nord-americana si ipotizzano il decentramento e il raddoppio del Politecnico in un’area individuata lungo la linea verde (MM2) della metropolitana sui terreni coltivati di proprietà del comune di Gorgonzola, dall’altra si pensa a un intervento su aree industriali in corso di dismissione nella cintura periferica urbana. Si sceglie Bovisa, anche per “[ …] proporsi di invertire il degrado del contesto, innescando sia il riscatto innovativo di attività che il recupero di manufatti” (7). Nel 1987 il sindaco Pillitteri inserisce nel proprio programma la scelta del Politecnico alla Bovisa e il Consiglio di Amministrazione del Politecnico definisce l’area di Bovisa come “quella di maggior interesse per la costruzione del nuovo Ateneo, in quanto offre una superficie disponibile in località urbana di area adeguata e in gran parte di proprietà comunale”. Si rende necessaria una variante urbanistica al PRG di Milano e il Comune nel 1988 ne affida la consulenza a tre Dipartimenti del Politecnico, privilegiando la zona all’interno del laccio ferroviario denominato “Goccia” occupato dalle architetture della storica “Fabbrica del Gas”.
È il 1992 quando è sancito il nuovo trasloco, o più esattamente l’espansione nel nuovo polo cittadino politecnico: prima è il turno gli ingegneri in via Lambruschini, poi degli architetti in via Durando, eventi che innescano azioni di pianificazione e di riqualificazione. Nel 1997, con un accordo di programma tra Comune e Università, è sancita una
nuova scommessa per il futuro della Bovisa: il Politecnico bandisce un concorso internazionale di progettazione seguito da un progetto di sintesi – curato dallo stesso Ufficio tecnico dell’Ateneo – indirizzato al recupero dei manufatti produttivi sopravvissuti nell’area. E insomma il nuovo trasloco fu cosa fatta, per parafrasare Gadda.
Contemporaneamente al progetto di sviluppo su Bovisa, il Politecnico attua un processo di diffusione territoriale e di internazionalizzazione: l’Ateneo raggiunge Como e Lecco nel 1989, Cremona nel 1991, Mantova nel 1994, Piacenza nel 1997 e nel 2006 raggiunge Shangai, grazie al progetto PoliTong, programma internazionale che coinvolge anche Politecnico di Torino e Università di Shangai. Per citare solo alcuni dei più significativi eventi sulla ricerca posteriori ai conflitti mondiali8, si ricordi la costituzione della Fondazione Politecnica Italiana nel 1925, il Centro di calcoli numerici del 1955 e il Centro Enrico Fermi del 1959.
Nel 1954 l’Ateneo accoglie il primo elaboratore elettronico del paese, dai calcolatori a valvole si passa ai transistor e poi ai circuiti miniaturizzati: nascono gli insegnamenti di Calcolatrici elettroniche, tenuti da Luigi Dadda. Sempre nel 1954 Giulio Natta ottiene in laboratorio e industrialmente nuovi prodotti polimerici: nel 1963 otterrà il premio Nobel per la Chimica. Il rapporto che Natta stabilisce con la Montecatini individua la prima forma di collaborazione su vasta scala fra industria e università. Risale al 1959 la costruzione del primo reattore nucleare italiano dedicato a ricerca e formazione universitaria e la creazione Centro Studi nucleari Enrico Fermi.
Fra gli avvenimenti più recenti il lancio del satellite Sirio, realizzato dal Politecnico in collaborazione con Telespazio e Telettra nel 1977, il primo corso di laurea in Disegno industriale nel 1993, la fondazione dell’Alta Scuola Politecnica nel 2004 con il Politecnico di Torino e il premio Compasso d’oro al Politecnico del 2011.

Note:
(1) G. Colombo, “Scritti e discorsi scientifici”, a cura di F. Giordano, Vol I, Milano, 1934, p. 71
(2) Legge n. 856 del 22 gennaio 1913
(3) Per la descrizione dei fabbricati e dei servizi generali: Discorso inaugurale del direttore Gaudenzio Fantoli (1927), in “La nuova sede della Regia Scuola d’Ingegneria di Milano alla Città degli Studi”, Milano, Tipografia A. Cordani oltre ad Archivio storico di Ateneo, Sez. Segreteria, Tit I
(4) Discorso del prof. Mario Giacomo Levi (1927) in “Discorso tenuto dal Chiarissimo Signor Professor Mario Giacomo Levi alla cerimonia d’inaugurazione della Regia Scuola di Ingegneria” in Archivio storico di Ateneo, Sez. Segreteria, Titolo I
(5) Carlo Emilio Gadda,Un fulmine sul 220, a cura di D. Isella, Garzanti, 2000
(6) Per lo sviluppo del Politecnico a Bovisa si veda Marco Dezzi Bardeschi, Il Politecnico alla Bovisa e la rinascita del quartiere operaio (1970-2008) in CISUI, 2008
(7) Giorgio Fiorese, Identità di Bovisa, in Politecnico Bovisa. Progetti per l’area dei gasometri, Milano, Abitare Segesta Cataloghi, 1999, p. 21.
(8) Per approfondimenti sul periodo 1914-1963 si veda in particolare “Il Politecnico di Milano nella storia italiana”, Milano, Laterza

Complessi archivistici

Compilatori

  • Prima redazione: Paola Ciandrini - Data intervento: 25 novembre 2011