Zander, Giuseppe ( Teramo (TE), 1920 maggio 7 - Roma (RM), 1990 luglio 19 )
Tipologia: Persona
Profilo storico / Biografia
Giuseppe Zander nasce a Teramo il 7 maggio 1920 da Giulio Federico e Adriana Bonacini. Negli anni della prima formazione, la sede di residenza familiare cambia più volte seguendo l’avanzare della carriera e il succedersi degli incarichi ministeriali del padre, ingegnere del Real Genio Civile. Roma, Siracusa e Arezzo sono le città in cui Giuseppe frequenta le scuole primarie e poi il ginnasio. Ma è a Littoria, dove il padre assume il ruolo di ingegnere capo nel locale ufficio del Genio civile nel 1938, che sostiene nel luglio 1939 l’esame di maturità classica.
L’interesse per l’arte e una naturale attitudine al disegno, evidenti già dalla prima adolescenza, sono alimentati nell’ambiente familiare e si rintracciano nel ramo materno della famiglia.
L’immatricolazione alla Facoltà di Architettura di Roma nell’autunno del 1939 e l’intero periodo universitario coincidono con gli anni di guerra; Giuseppe si trasferisce a Roma) ma, come ogni studente fuorisede, durante le vacanze o nei periodi di interruzione didattica e di preparazione agli esami torna a Littoria nella casa familiare.
L’influenza intellettuale e le occasioni offerte dal ruolo che il padre ricopre lo introducono fin dagli anni universitari agli aspetti concreti del mestiere tecnico e gli permettono di chiarire i suoi interessi nel campo dell’architettura: sono di questi anni i numerosissimi disegni dal vero relativi a architetture monumentali e minori che Giuseppe tratteggia sia quali compiti universitari, sia più in generale come strumento conoscitivo avviando in tal modo la sperimentazione di una modalità operativa che affinerà via via negli anni a venire.
L’aggravarsi del conflitto e il lutto per la perdita della madre nel settembre 1942 inducono Giuseppe a far ritorno a Littoria ove nel luglio 1943 è chiamato in servizio come studente lavoratore e assegnato al Ministero dei Lavori Pubblici presso l’Ufficio del Reale Genio Civile di Littoria. In tale contesto si misura per la prima volta con temi progettuali relativi sia a edilizia residenziale che pubblica (progetto per la Regia Capitaneria di Porto e case per i pescatori a Gaeta, 1943-44).
Il percorso universitario continua con viaggi periodici da Littoria a Roma necessari a sostenere gli esami di profitto e a mantenere i contatti con alcuni professori che sceglie come riferimento per la sua formazione (Vincenzo Fasolo, Gustavo Giovannoni).
Nell’aprile del 1944, due mesi dopo lo sbarco degli alleati ad Anzio e ripetuti bombardamenti che costringono la vita in gran parte nei rifugi antiaerei, viene emanato, da parte delle forze armate tedesche occupanti, l’ordine di sfollare la città di Littoria. La famiglia Zander è costretta a lasciare la casa di via Adua raggiungendo dopo varie peripezie Roma dove sono accolti nella casa della nonna paterna in via Gioberti, nei pressi della stazione Termini.
Dopo la liberazione di Roma, Giuseppe riprende la vita universitaria e a sostenere gli esami alla riapertura delle sessioni. Un anno di intenso lavoro gli consente di completare il corso di studi e di presentarsi all’esame di laurea che supera il 6 aprile 1946 con lode. Dal conseguimento della laurea, l’attività di Giuseppe Zander si avvia su due fronti: quello professionale, connesso alle innumerevoli occasioni offerte dalla ricostruzione post bellica, e quello accademico legato alla sua attitudine allo studio e allo spiccato interesse per la storia. Questi due poli portanti saranno sempre collegati tra loro e rinsaldati dalla sistematica attività pubblicistica, dalla cui lettura è possibile tratteggiare l’assieme dei temi e delle occasioni di lavoro e di studio.
Nell’ottobre 1946, Vincenzo Fasolo propone Zander per la nomina di Assistente volontario alla Cattedra di “Storia dell’Arte e Storia e stili dell’architettura”, ruolo che manterrà fino al novembre 1950, quando, presso la stessa Cattedra, assume il ruolo di Assistente incaricato rimasto vacante per le dimissioni di Renato Bonelli.
Nel 1952, dopo l’esito positivo nel concorso per un posto di Assistente ordinario presso la Facoltà di Architettura di Roma, è ancora Vincenzo Fasolo a proporne la nomina e a segnalarlo, nello stesso anno, per un premio di operosità scientifica in relazione al contributo dato con lo studio del palazzo di Bonifacio VIII in Anagni cui è dedicato il suo primo articolo scientifico. La qualità del lavoro svolto presso la cattedra di “Storia e Stili dell’Architettura” è testimoniata da una lettera del 1955 che Vincenzo Fasolo invia al rettore: «sento di dover attestare la valida collaborazione data dallo Zander al mio insegnamento tanto in ordine didattico, quanto in ordine scientifico, […]. Per disciplina e metodo, per attitudini didattiche scientifiche lo Zander si dimostra meritevole della maggiore attenzione».
In questo decennio, diversi sono i ruoli assunti nelle riviste di settore: dal 1951 è redattore della rivista “Palladio” e dal 1953 direttore del “Bollettino del Centro di Studi per la Storia dell’Architettura”, nonché membro del comitato di redazione dei “Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura” della Facoltà di Architettura di Roma.
Nello stesso arco temporale (1946-1955), Zander elabora più di cinquanta progetti. Molti relativi a nuovi edifici civili e di culto, in maggioranza nel Lazio, ma anche a Roma, in Sicilia, in Calabria e nelle Marche; alcuni riguardano la riparazione, la ricostruzione parziale e il restauro di antichi edifici (ad esempio il progetto per la sistemazione di alcune sale del palazzo di Bonifacio VIII in Anagni e il progetto per la riparazione e il restauro del santuario di S. Maria del Piano in Ausonia). Tra i numerosi progetti si segnalano quelli per Terracina (Ricostruzione e ampliamento dell’ospedale civile nell’ex convento di San Francesco; il Piano di Ricostruzione, il restauro della chiesa del convento di San Domenico) e per diverse città del basso Lazio (le case per i senza tetto a Formia, un fabbricato residenziale nel comune di Fondi, il mercato coperto di Latina, la caserma per gli agenti di pubblica sicurezza e polizia stradale a Frosinone) affianco ai consistenti progetti per nuove chiese nella maggioranza dei casi da edificarsi in sostituzione di quelle distrutte dai bombardamenti.
Con il progetto di completamento della chiesa S. Giovanni Battista a Formia, progettata prima della seconda guerra mondiale da Gustavo Giovannoni per un quartiere di espansione, si avvia per Zander l’interesse per gli edifici di culto che permea al contempo la sperimentazione progettuale e l’approfondimento dell’architettura storica e contemporanea e che lo vede, nel 1951, cimentarsi in un impegnativo progetto per il complesso parrocchiale di S. Leone I nel quartiere Prenestino a Roma, per proseguire poi con una fitta serie di elaborazioni per nuove chiese in varie parti d’Italia. Sono infine da segnalare alcuni lavori di restauro di chiese come la cattedrale di S. Clemente a Velletri, la chiesa di S. Bartolomeo a Fondi e la ricostruzione del campanile della SS. Annunziata a Itri.
I risultati di tale impegno professionale sono attestati anche dal suo inserimento nel 1954 nel comitato di redazione di “Fede ed Arte”, nuova rivista promossa dalla Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia, e, nel 1955, nel ruolo di consultore residente della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia.
Nel 1955 è incaricato del corso di “Architettura e composizione architettonica” presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Bari dove svolge un ciclo di lezioni sulla storia dell’architettura dal IV al XVI secolo; ma le difficoltà legate alla gestione contemporanea di tale impegno con il ruolo di assistente ordinario a Roma non gli consentono di mantenere l’incarico anche agli anni successivi.
Nel 1956 supera i concorsi per l’idoneità alla libera docenza in “Storia dell’Arte e storia e stili dell’architettura” e in “Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti”. L’attività didattica e di ricerca si intensificano anche con le proposte di diversi corsi liberi e la partecipazione a convegni nazionali e internazionali (ad esempio nel maggio 1957 è a Parigi al “Congrès International des architectes at techniciens des monument historiques”).
Nel 1961, dopo la valutazione delle attività svolte nel quinquennio precedente, riceve la conferma dell’abilitazione alla libera docenza in “Storia dell’arte e storia e stili dell’architettura” e nell’a.a. 1961-62 tiene un ciclo di lezioni dal titolo “Sintesi delle arti figurative nell’architettura romana”.
Altri riconoscimenti per la sua attività di studioso arrivano, sempre nel 1961, con la nomina ad Accademico di merito residente della Pontificia Accademia Artistica dei Virtuosi del Pantheon e a membro del consiglio direttivo dell’Istituto di Storia dell’Arte del Lazio Meridionale.
Dal 1962 è professore incaricato presso la Scuola di specializzazione per lo studio e il restauro dei monumenti (in seguito “Scuola di perfezionamento”) della Facoltà di Architettura di Roma incarico che mantiene fino al 1990. Nel 1963, dopo una proroga di un anno ottiene la conferma definitiva all’esercizio della libera docenza in “Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti”.
Affianco all’impegno didattico nella Facoltà di Roma continua l’intensa attività professionale con la progettazione di nuove chiese (chiesa parrocchiale di Broccostella; chiesa parrocchiale di S. Giovanni Evangelista in Villanova di Accumoli; chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta a Canavaccio di Urbino; Chiesa di S. Maria delle Grazie presso Boville Ernica) e di edifici destinati a canonica e locali per il ministero pastorale (a Lucera, Torremaggiore, Urbino, Peglio, Acerra, Rocca Priora). Tra i numerosi progetti si segnala quello del complesso parrocchiale di Santa Francesca Romana a Roma (1961) e del complesso parrocchiale della Sacra famiglia a Caltagirone (1962).
Con la riforma liturgica scaturita dal Concilio Vaticano II, dopo il 1965 Zander allarga la sua riflessione agli interventi di adeguamento presbiteriale, sperimentando tale tema progettuale nella chiesa di S. Francesco a Urbino, nella cattedrale di Chiavari, e nella Cattedrale di Ascoli Piceno.
Sono infine da ricordare i progetti di restauro elaborati in questo periodo per l’oratorio della chiesa di S. Pietro a Minturno (1966-72), per la cattedrale di Sezze (1968-80) assieme ai disegni ricostruttivi del ponte romano detto “di Cecco” ad Ascoli Piceno (1968-72) e al piano particolareggiato del quartiere S. Erasmo a Gaeta (1962-71).
La mole di lavoro svolta da Zander nel ruolo di assistente ordinario è ricostruibile dalla lettura dei registri didattici annuali in cui sono annotate le attività di assistenza agli allievi sia per la preparazione degli esami che delle tesi di laurea, la partecipazione a commissioni di esami, di laurea e a commissioni giudicatrici per l’idoneità alla libera docenza. L’assistenza agli allievi nelle loro ricerche applicative è fornito mediante colloqui individuali e conversazioni di gruppo finalizzate a inquadrare periodi storici e chiarire problemi critici, con il corredo di sussidi bibliografici ragionati appositamente compilati da Zander in funzione degli argomenti scelti dagli allievi (ad esempio: su architettura tardo antica, paleocristiana e altomedievale; su argomenti per gli studenti di nazionalità greca; su architettura cistercense, sui mestieri delle fabbriche e le regole degli scalpellini nelle chiese gotiche). Seppur limitata essenzialmente all’aiuto degli allievi nello studio e nella redazione delle loro tesi, l’attività didattica è esplicata anche mediante lezioni di sintesi in sede di esercitazione ai corsi ufficiali di “Storia e Stili dell’Architettura” (prof. Furio Fasolo) e di “Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti” (prof. De Angelis D’Ossat). L’estensione cronologica dei periodi trattati e gli esempi specifici utilizzati nelle lezioni-esercitazioni gettano luce sullo spessore dello studioso e del didatta. Allo stesso modo l’elenco delle tesi di laurea seguite da Zander in questi anni permette di verificare un metodo di lavoro che lo vedeva applicato allo studio dell’architettura storica con un approccio aperto e sinergico con gli allievi a cui offriva generosamente il suo apporto di esperienze e da cui riceveva ulteriori e nuove occasioni di conoscenza e di possibilità di approfondimento.
All’avvio della campagna di restauri curata dall’ dell’Is.M.E.O. (Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente) in Iran, Afghanistan e Pakistan nel 1964, Giuseppe Zander è chiamato prima come consulente e poi nel ruolo di vicedirettore del “Centro per la Conservazione ed i Restauri” (direttore: Guglielmo De Angelis D’Ossat) che andava ad affiancare il già esistente “Centro Scavi e Ricerche Archeologiche in Asia” (direttore: Domenico Faccenna) con la finalità di portare avanti le attività operative nell’ambito della cooperazione internazionale con il governo iraniano per la conservazione dei monumenti di Persepoli e Isfahan.
Come attestato dai taccuini conservati nell’archivio privato, lo studioso affronta il nuovo incarico con strumenti metodologici, oramai consolidati, che prevedono una fase conoscitiva preliminare eseguita mediante lo studio bibliografico sistematico, proseguono con la ricerca sul campo svolta durante le missioni e conducono alla definizione delle scelte di intervento e alla verifica – sostenuta dalle riflessioni teoretiche e dalle esperienze di cantiere pregresse – durante la supervisione dei lavori di restauro. Le occasioni di analisi e intervento sull’architettura persiana diventano impegno centrale di Zander fino alla fine degli anni ’70, come attestato dagli scritti riferibili a convegni e a rapporti sui lavori di restauro. È una mole di conoscenza che lo studioso mette assieme nel corso di questi anni sia mediante i vari viaggi di studio che lo vedono più volte in Iran (Teheran, Isfahan; Shiraz, Persepoli) e in Afghanistan, sia mediante il fruttuoso scambio con gli altri architetti e archeologi coinvolti nelle missioni, tra i quali si ricorda qui Eugenio Galdieri.
Sulla base della collaborazione interdisciplinare tra specialisti italiani e tecnici locali si avviano proficui programmi di cooperazione che perseguono obiettivi comuni: la conoscenza delle opere d’arte orientale e la trasmissione di saperi teorico-operativi, di metodi di intervento da utilizzare per la conservazione del patrimonio culturale locale e di formazione di operatori specializzati.
Come usuale nei campi di azione di Giuseppe Zander, anche in questo caso, l’esperienza conoscitiva acquisita è messa a disposizione della didattica: già dal 1966, entrano a far parte delle lezioni impartite al Corso di perfezionamento per lo studio e il restauro dei monumenti i temi relativi alla tecnologia antica e moderna delle strutture e dei materiali edilizi del Medio Oriente (strutture architettoniche dall’età achemenide alla fine dell’impero sassanide; strutture del medioevo islamico iraniano e afgano; organismi tardo-islamici safavidi e moghul a struttura mista) e negli anni successivi, la scuola invierà gli allievi specializzandi a trascorrere alcuni mesi presso le missioni di restauro a Persepolis e a Isfahan nei cantieri ove, sotto la supervisione di Zander, erano eseguiti delicati interventi di consolidamento di strutture murarie e dipinti murali.
Affianco al nuovo tema di studio legato all’architettura persiana – di cui promuoverà con energia la disseminazione nei decenni successivi – l’attività scientifica prosegue con continuità come dimostrano le numerose pubblicazioni e partecipazioni a convegni anche internazionali. Si ricorda solo a titolo esemplificativo la pubblicazione in questo periodo dei volumi: Le chiese di Roma dall’XI al XIV secolo del 1964 e L’arte a Roma nel XV secolo del 1968 (con V. Golzio).
Nell’a.a. 1969-70 è incaricato del corso di “Storia dell’Arte e storia e stili dell’architettura” all’Università di Palermo e l’anno successivo del corso di “Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti” all’Università di Genova. Il trasferimento dell’insegnamento nella sede ligure diviene definitivo quando, nonostante il conseguimento dell’idoneità nel concorso a cattedra di “Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti”, non gli viene assegnato uno dei tre posti vacanti per l’insegnamento di “Storia dell’Architettura I” presso la Facoltà di Architettura di Roma.
Nel maggio 1972, la Facoltà di Architettura di Genova delibera all’unanimità di destinare il posto vacante derivante dal trasferimento di Luigi Vagnetti all’Università di Firenze al raddoppiamento del corso di Storia dell’Architettura e a chiamare Giuseppe Zander, che prende servizio come professore straordinario nel novembre dello stesso anno. Durante i primi tre anni genovesi – in cui tiene il corso di “Storia dell’architettura I” (dall’antichità all’alto medioevo) è anche correlatore di diverse tesi di laurea su temi riguardanti la conservazione e valorizzazione dei centri storici (Albenga, Genova, La Spezia, Campo Ligure). La partecipazione attiva alla vita della facoltà lo porta ad assumere fin dal novembre 1972 il ruolo di direttore della biblioteca in stretto e costante rapporto di collaborazione con l’Istituto di Storia dell’Architettura.
In questi primi anni genovesi, sono numerosi i riconoscimenti ottenuti in relazione alla sua operosità scientifica: il conferimento della Mèdaille des Pubblications da parte dell’Acadèmie d’Architecture di Parigi; l’elezione a presidente del Centro Studi per la Storia dell’Architettura di Roma; la nomina a Socio d’Onore dell’Accademia dei Catenati di Macerata e a Socio Onorario dell’Unione Storia dell’arte per l’educazione del popolo di Roma. L’attività scientifica è portata avanti anche con la partecipazione a congressi e convegni di studi in Italia e all’estero, tra cui si segnalano quelli a Barcellona e in Iran ai quali partecipa per conto dell’Is.M.E.O. e quello della Harvard University, a Boston-Cambridge (USA) che lo vede nella veste di oratore invitato.
Sono da segnalare inoltre tra il 1972 e il 1975 le partecipazioni, come presidente o come componente, alle commissioni di vari concorsi pubblici: esami di stato per l’abilitazione alla professione di architetto, concorso a cattedre di Educazione artistica per la scuola media, concorso per professore universitario n. 234-A, prima disciplina, gruppo Storia dell’Architettura, concorso per esami e titoli per 24 posti di architetto nell’amministrazione dell’Antichità e Belle Arti, Ministero dei Beni Culturali.
Il trasferimento della sede di insegnamento universitario coincide con il decremento dell’attività progettuale che sarà quasi completamente abbandonata; dal 1970 al 1973 Zander si occupa solo di quattro progetti: tre relativi a interventi di adeguamento alle nuove norme liturgiche (Chiesa di S. Nicolò a Carpi, 1970; chiesa di S. Pietro in Montorio a Roma, 1970; Cattedrale di Palestrina, 1971; Arcibasilica lateranense, 1971) e uno finalizzato al restauro della piccola chiesa di SS. Dionisio, Rustico ed Eleuterio a Borgo Velino. Del 1971 sono anche gli studi per la nuova chiesa di S. Frumenzio in Viale Jonio a Roma che non sarà portato a compimento.
La scelta di interrompere l’attività progettuale è certamente legata al ruolo di professore strutturato finalmente assunto nel 1972, ma anche alla necessità di selezionare gli impegni per limitare ove possibile l’ingente carico di lavoro. Mantiene però l’impegno didattico alla Scuola di specializzazione nello studio e restauro dei monumenti a Roma e svolge in questi anni anche collaborazioni scientifiche con la Soprintendenza alle Antichità di Roma per la definizione dei programmi di studio e dei criteri di restauro della Domus Aurea, Colosseo, Terme di Caracalla.
La relazione del Consiglio di Facoltà sull’attività didattica e scientifica di Giuseppe Zander nel triennio 1972-1975, redatta per la conferma nel ruolo di professore ordinario, attesta la piena soddisfazione della Facoltà di Architettura di Genova e sottolinea «le sue ottime doti di studioso di docente» capaci di «suscitare il vivo interesse degli allievi anche nei settori della disciplina meno frequentati». Nel novembre 1975 prende servizio come professore ordinario di “Storia dell’Architettura” all’Università di Genova dove continua la sua attività didattica e scientifica affiancata dalla partecipazione a numerose commissioni ministeriali. Pur viaggiando ogni settimana da Roma, ove conserva la residenza familiare, gli anni genovesi costruiscono saldi rapporti con gli allievi e i colleghi come dimostrato dalle tesi di laurea come relatore o correlatore e dalle iniziative intraprese come direttore della biblioteca di facoltà. Tra queste si ricorda per l’ampiezza del tema e per la interdisciplinarietà del gruppo di studio che Zander coordina la ricerca dal titolo “Arti mestieri tradizionali, strumenti di lavoro nell’edilizia antica e nuova e nella conservazione dell’architettura e dell’ambiente urbano del passato” promossa dall’Ufficio Studi del Ministero dei Beni Culturali; i risultati della ricerca archivistica, bibliografica e tecnologica sono presentati dallo stesso Zander come contributo italiano al Congresso Europeo promosso dal Consiglio d’Europa (Fulda, 2-5 giugno 1980).
Nella decade 1970-1980 il contributo didattico alla Scuola di specializzazione di Roma è caratterizzato anche da un fitto programma di attività pratiche in cantieri di restauro, di seminari e viaggi di studio organizzati dallo stesso Zander. Poiché la maggior parte degli allievi proviene nazioni extraeuropee, oltre agli argomenti specifici del corso di cui è ufficialmente incaricato, impartisce anche delle lezioni sulla storia edilizia di Roma dall’antichità alla fine dell’ottocento e guida gli allievi nei sopralluoghi su monumenti selezionati quali interessanti esempi di storia del restauro (Palatino, Foro Romano, area sacra del Largo Argentina, Domus Aurea).
In seguito al pensionamento del prof. Renato Bonelli, nel 1981, Zander è chiamato all’Università di Roma a ricoprire la prima cattedra di “Storia dell’Architettura”. Il ritorno a Roma, nell’Università in cui si era formato – e che in effetti non aveva mai del tutto abbandonato mantenendo sempre l’insegnamento alla Scuola di Perfezionamento – coincide con la nomina a dirigente dell’Ufficio Tecnico della Reverenda Fabbrica di San Pietro in Vaticano.
In quest’ultimo decennio di attività arrivano anche altri riconoscimenti: nel 1981 è nominato commendatore dell’Ordine di San Gregorio Magno; nel 1983 socio effettivo della Pontificia Accademia Romana di Archeologia e socio del Gruppo dei Romanisti; nel 1984 membro della commissione permanente per la tutela dei Beni artistici della Santa Sede; nel 1988 membro della Pontificia Commissione di Archeologia sacra.
Con eccezione dell’a.a. 1986-1987, che Zander dedica esclusivamente all’attività di ricerca scientifica (anno sabbatico), il corso di “Storia dell’Architettura” è tenuto con continuità dal 1981 al 1990. Di questi anni si conservano i programmi, i libretti delle attività didattiche e degli esami e i dettagliati diari delle lezioni, che confermano la ricchezza dell’insegnamento impartito anche con il contributo di corsi integrativi promossi dallo stesso Zander, come quelli di “Rilievo dei monumenti antichi” tenuto da Giovanni Ioppolo nel 1985 e di “Storia dell’architettura islamica” affidato a Reza Kassai nel 1988 e a Eugenio Galdieri nel 1989. Degni di nota sono i sussidi alla didattica che, anche in questo periodo, sono forniti agli allievi: dispense, tavole sinottiche, diagrammi cronologici comparativi, bibliografie essenziali.
L’incarico di “Architetto della Reverenda Fabbrica”, ricoperto nella storia da grandi architetti, fornisce a Giuseppe Zander l’occasione per avviare nuovi studi e l’opportunità di proporre interventi finalizzati alla valorizzazione della basilica. Il prestigioso ruolo rimanda alle diverse occasioni in cui Zander ha incontrato la fabbrica petriana tra le quali si segnala la prima nel 1943, quando ancora studente riceve l’incarico da Bruno Apollonj Ghetti – in quel momento assistente di Gustavo Giovannoni alla cattedra di Restauro dei monumenti – del rilievo del Sepolcro dei Valerii nelle grotte vaticane.
Dell’ingente attività svolta dall’inizio del suo mandato nel gennaio 1981, rimasta incompiuta per la prematura scomparsa, si segnalano i progetti cui l’architetto rivolse maggiore considerazione: il restauro della facciata della basilica (1984-85), lo studio e la definizione della nuova destinazione d’uso (in parte ad archivio della Fabbrica e in parte alla ricostituzione del museo petriano) delle otto sale ottagonali facenti parte del nucleo edilizio cinquecentesco pre-michelangiolesco di S. Pietro e il progetto per la ricostruzione del monumento sepolcrale di Paolo II. Per quest’ultimo, già dal 1982 Zander aveva coordinato l’esecuzione di un disegno ricostruttivo – basato sull’esame degli elementi lapidei e scultorei conservati – dell’elegante opera marmorea quattrocentesca che era stata smontata prima al tempo di Giulio II per consentire l’esecuzione del progetto di Bramante, poi ricostruita sulla parete nord della navata nel 1547 e, in ultimo, definitivamente rimossa tra il 1601 e il 1607 per permettere il prolungamento della navata progettato da Carlo Maderno. Alla proposta di collocare l’opera nell’ottagono detto di San Basilio, Zander affianca la realizzazione di un modello ligneo al vero strumentale sia a individuare le eventuali difficoltà del rimontaggio degli elementi lapidei, sia per controllare con precisione eventuali inconvenienti prospettici.
Come emerge, l’ultimo decennio romano di Giuseppe Zander è quello della pienezza dell’attività scientifica, anche se è gravato da un problema di salute che si evidenzia nel 1981. In questo quadro di intenso e differenziato lavoro, in cui comunque centrale resta l’attività di insegnamento, Giuseppe Zander riprende i rapporti con la Scuola archeologica italiana di Atene. Il suo interesse per questa istituzione risale al 1955 quando aveva presentato domanda per l’ammissione al concorso a un posto di alunno aggregato. Nel 1982, divenuto direttore della scuola il prof. Antonino De Vita, Zander entra a far parte della commissione per gli esami di ammissione al corso di perfezionamento della scuola e nel 1989 gli viene affidato per un triennio il corso di “Teoria e tecnica del restauro architettonico”. Il primo corso è tenuto nella primavera del 1990 (di cui si conservano gli schemi del ciclo di lezioni, gli appunti e le tavole sinottiche) ad Atene dove si trasferisce con la moglie Francesca per quattro settimane di lezioni intensive.
Al ritorno a Roma ha tempo di concludere il corso istituzionale di “Storia dell’Architettura I” alla Facoltà di Architettura quando è colto da un malore. Si spegne il 19 luglio 1990.
Fonti archivistiche
__Archivio Storico, Sapienza Università di Roma
Archivio della Facoltà di Architettura, Sapienza Università di Roma
Archivio Centrale dello Stato, Fondo Eugenio Galdieri
Bibliografia
Annuario dell’Università di Roma “La Sapienza”, anno accademico 1944-1945
Antonio Muñoz, La nuova chiesa di San Leone Magno sulla via Prenestina, «L’Urbe», 1953, n.1. pp. 30-36.
Eugenio Galdieri, Giuseppe Zander: Teramo, 7th May 1920 – Rome, 19th July 1990, «East and West», vol. 90, 1-4, 1990, pp. 247-350.
Vittorio Franchetti Pardo, Giuseppe Zander e la sua opera. Considerazioni sulla storia dell’Architettura, «Archivio della Società Romana di Storia Patria», 114, 1991, pp. 215-223.
R. Luciani, M.O. Zander, P. Zander (a cura di), Giuseppe Zander. Architetto. Note e disegni dall’archivio privato, Fratelli Palombi Editori, Roma 1997.
Marina Docci, Giuseppe Zander. Nel restauro, oltre il restauro, in V. Franchetti Pardo (a cura di), La Facoltà di Architettura dell’Università di Roma “La Sapienza” dalle origini al Duemila. Discipline, docenti, studenti, Gangemi Editore, Roma 2001, pp. 203-208.
Caterina F. Carocci, Terracina nelle carte di Giuseppe Zander, «Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura», n.s. 2019, pp. 665-672
Caterina F. Carocci, Gustavo Giovannoni e Giuseppe Zander, un passaggio di testimone fra progetti e cantieri, in G. Bonaccorso, F. Moschini (a cura di), «Quaderni degli Atti dell’Accademia Nazionale di San Luca», N.S., Roma 2019, pp. 407-413.
Chiara Frigeri, Giuseppe Zander, dottrina e operatività nello studio e nel restauro, Tesi di dottorato in Storia, disegno e restauro dell’architettura, Sapienza Università di Roma, 2017.
Funzioni e occupazioni
- architetto
Complessi archivistici
- Zander Giuseppe (1923 - 1993)
Fonti
- Luciani [et al.] 1997 = Giuseppe Zander architetto : note e disegni dall'archivio privato, F.lli Palombi, 1997
- Annuario 1944-1945 = Annuario dell’Università di Roma “La Sapienza”, anno accademico 1944-1945
- Muñoz 1953 = Muñoz Antonio, La nuova chiesa di San Leone Magno sulla via Prenestina
- Frigeri 2017 = Frigeri Chiara, Giuseppe Zander, dottrina e operatività nello studio e nel restauro. Tesi di dottorato in Storia, disegno e restauro dell’architettura, Sapienza Università di Roma, 2017
- Carocci 2019 = Carocci Caterina F., Terracina nelle carte di Giuseppe Zander
- Docci 2001 = Docci Marina, Giuseppe Zander. Nel restauro, oltre il restauro, in V. Franchetti Pardo (a cura di), _La Facoltà di Architettura dell’Università di Roma “La Sapienza” dalle origini al Duemila. Discipline, docenti, studenti, pp. 203-208, Gangemi Editore, 2001
- Carocci 2019 = Carocci Caterina F., Gustavo Giovannoni e Giuseppe Zander, un passaggio di testimone fra progetti e cantieri, in G. Bonaccorso, F. Moschini (a cura di), «Quaderni degli Atti dell’Accademia Nazionale di San Luca», n.s., Roma 2019, pp. 407-413
- Franchetti Pardo 1991 = Franchetti Pardo Vittorio, Giuseppe Zander e la sua opera. Considerazioni sulla storia dell’Architettura
- Galdieri 1990 = Galdieri Eugenio, Giuseppe Zander: Teramo, 7th May 1920 - Rome, 19th July 1990
- Inventario parziale serie progetti, 2019 = Inventario parziale della serie progetti, coordinamento scientifico di Elisabetta Reale e Caterina Carocci, 2019
Compilatori
- Schedatura: Maria Carmela De Marino (archivista) - Data intervento: 09 dicembre 2023
- Schedatura: Caterina Carocci (architetto) - Data intervento: 09 dicembre 2023
Link risorsa: https://archivista-icar.cultura.gov.it/creators/2200