Parrocchia di Santa Maria Elisabetta in Cavallino ( inizio sec. XVIII - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente e associazione della chiesa cattolica

Sede: Cavallino-Treporti

Profilo storico / Biografia

La Parrocchia di Santa Maria Elisabetta del Cavallino è stata istituita alle soglie del 1700, come si evince dalla relatio ad limina dal vescovo di Torcello, Marco Giustinian, del 10 maggio 1700, in cui la parrocchia viene definita «eretta di recente» e dalle registrazioni canoniche di battesimo, di matrimonio e morte redatte fin dal marzo 1699 (cfr. Registri canonici diversi, reg. n. 1).
La presenza di un edificio sacro, denominato «cappella del Cavalin», a servizio della comunità locale è documentato per la prima volta negli atti del podestà di Torcello, in data 12 luglio 1569, come dipendenza della chiesa cattedrale di Santa Maria assunta di Torcello. Si trattava del resto di un territorio (un lembo di terra formatosi alla destra della foce del fiume Piave, poi Piave Vecchia o Sile, e a sud del canale di Lio Mazor, canale che mutò progressivamente il proprio corso immettendosi in laguna anziché nel mare Adriatico) ove la popolazione, insediatasi dalla fine del secolo XV, era dedita perlopiù all’agricoltura e alla pesca.
Incerta rimane l’origine del toponimo Cavallino, vulgata di Litus Equilini, dove Equilini oscilla tra identificazione di appartenenza all’antica diocesi di Equilo (cioè Jesolo) e diminutivo del medesimo toponimo, ipotesi questa – «parvo Equilo vulgo Cavallino» – che ritroviamo sostenuta nel 1821 dal parroco don Giovanni Molin.
Nella visita pastorale del vescovo Antonio Grimani del 1591 la cappella è descritta come «ben conservata» grazie alle cure dagli abitanti del luogo, i quali per i sacramenti si rivolgevano non solo a Torcello, ma anche «in altri luoghi circostanti», cioè le chiese parrocchiali di Cavazuccherina e di Treporti.
Un’altra testimonianza risale al 1620, quando la cancelleria episcopale di Torcello, ricordando a memoria alcuni luoghi appartenenti alla diocesi, elencava anche il luogo di «Cavanin» così caratterizzato: «è villa. Ha chiesa, ma non ha prete, perché la chiesa cathedral fa la cura».
In un sopralluogo ordinato dal podestà di Torcello nel 1679 si parla di «giesola» e il 25 settembre 1684, il vescovo di Torcello Giacomo Vianoli si recava in visita pastorale nel paese con il suo oratorio, «nei tempi antichi angustissimo», ma riscontrava che vi erano in corso lavori per un suo ampliamento grazie all’interessamento del nobile veneziano Pietro Venier. Nella visita si specifica come la cura animarum degli abitanti spettasse all’arciprete di Torcello e non al parroco di San Giovanni Battista di Cavazuccherina. Lì ai residenti era tuttavia concesso di recarsi per i sacramenti, tranne che per il precetto pasquale.
Nel 1686 proprietario dell’isola del Cavallino divenne il medico di origini tedesche Giovanni Matteo Alberti che aveva acquistato le terre da mettere a coltura e si trovò a dover risolvere il problema di un luogo di culto più consono e, soprattutto, elevato a parrocchia per un numero di residenti che ormai si avviava a raggiungere il centinaio, costretti a recarsi altrove per i battesimi e per trovarvi sepoltura. Per cui il 6 aprile 1696 Alberti presentò una supplica al vescovo Marco Giustininan per istituire una parrocchia nel territorio del Cavallino. Nel documento oltre a rapidi cenni sull’isola e sui suoi abitanti, c’era l’impegno a presentare al vescovo per l’approvazione un sacerdote di propria scelta. Il parroco, rimovibile su indicazione del titolare del diritto di iuspatronato, avrebbe ricevuto una rendita di 100 ducati annui. Il 3 dicembre 1696 lo stesso vescovo Giustinian dava mandato a don Domenico Cuicio «_pro cura_ del Cavallino» e della sua chiesa dedicata a Santa Maria Elisabetta, istituendola come curazia provvisoria, primo passo verso l’erezione a parrocchia.
La visita pastorale del vescovo Marco Giustinian il 2 giugno 1698 attesta che la chiesa era ancora una curazia, ma ancora per poco, in quanto: «paratum erat cemeterium et alia pro erectione illius parochie». La chiesa era a unica navata e innalzata di recente, così come l’unico altare ligneo. Si trattava di un nuovo manufatto, diverso rispetto a quello menzionato nelle visite pastorali del 1591 e del 1684, realizzato per interessamento dall’Alberti con l’adiacente canonica, in seguito trasformata in edificio residenziale. Per la celebrazione dei battesimi, dei matrimoni e dei funerali ci si recava ancora a Torcello, a Treporti oppure a Cavazuccherina, ma le lamentele degli abitanti circa la distanza di queste chiese devono aver contribuito a spingere il vescovo a prendere la decisione di elevare la curazia a parrocchia
L’insediamento del Cavallino si andava nel frattempo espandendo verso sud e verso ovest, in direzione dell’attuale Ca’ Savio, i terreni in corrispondenza di quest’ultima località divennero oggetto di un contenzioso giurisdizionale tra il parroco di Cavallino, dopo l’erezione a parrocchia, e quello di Torcello, conflitto di cui si trova traccia negli atti visitali del vescovo Vincenzo Maria Diedo (28 maggio 1737).
Nel corso della prima metà del Settecento si annoverano le confraternite devozionali del Santissimo Sacramento, della Beata Vergine del Rosario e, nella seconda metà, quelle di Santa Maria Elisabetta e di Sant’Antonio a testimonianza della religiosità di quella comunità.
Tra il 1744 e il 1751 si pose mano alla costruzione di una nuova chiesa, su uno slargo affacciato sulla laguna destinato a diventare piazza Santa Maria Elisabetta: terreno messo a disposizione dal console d’Olanda a Venezia Jacobus Feitama, rappresentante gli interessi di una famiglia olandese, i Druyvesteyn, proprietaria del Cavallino.
La Parrocchia entrò a far parte del Patriarcato di Venezia il primo maggio 1818, compresa nella Forania di Torcello, secondo le disposizioni della bolla De salute dominici gregis di papa Pio VII, che sancì la soppressione canonica dell’antica diocesi di Torcello e la conseguente aggregazione del territorio diocesano nel Patriarcato.
Tra il 1820 e il 1821 diventavano giuspatroni le famiglie Cornet e Dalla Mora che avevano rilevato i terreni dai precedenti proprietari e che nei decenni successivi avrebbero avuto lunghissimi contenziosi con il parroco per l’esborso pecuniario collegato al giuspatronato.
La visita pastorale del patriarca di Venezia Giovanni Ladislao Pyrker, avvenuta il 16 luglio 1821, attesta una chiesa in mediocri condizioni data anche l’estrema povertà dei fedeli. Quella del patriarca Jacopo Monico, il 5 luglio 1842, ci segnala, invece, con precisione l’estensione dei confini della Parrocchia verso ovest, e cioè fino alla località Sette Casoni, toponimo che corrisponde alla porzione affacciata lungo il canale Pordelio dell’attuale Ca’ Ballarin. Attorno alla metà del secolo si segnala anche l’istituzione della Congregazione della Dottrina Cristiana ad opera del parroco don Giuseppe Pellegrini, al quale successivamente venne imputata la sua soppressione con conseguente distruzione degli emblemi e dei libri.
Costante era la crescita numerica dei parrocchiani che, in occasione della visita pastorale del patriarca Domenico Agostini, il 23 marzo 1881, ammontavano a oltre 600.
Il minuscolo borgo di Lio Maggiore, dipendente da Santa Maria assunta di Torcello, ma nel territorio del comune di Cavazuccherina, richiedeva frequentemente la presenza di un sacerdote e il più vicino era quello di Cavallino, presenza però non ben vista dall’arciprete torcellano. A sanare una situazione che forse prometteva sviluppi poco consoni a un clima di tranquillo ministero pastorale, il patriarca Giuseppe Sarto, poi san Pio X, con proprio decreto in data 25 settembre 1895 assegnava a Santa Maria Elisabetta il territorio di Lio Maggiore, anche in seguito alla ricognizione de visu della realtà locale nella sua visita pastorale del precedente 28 agosto.
Al 1906 risale la costruzione ex novo del campanile. Nel corso del biennio 1915-16 la fabbrica della chiesa subì un rimaneggiamento: venne traslata l’abside per ricavare un ampio coro alle spalle dell’altare maggiore, anch’esso parzialmente ricollocato. Gli abitanti ammontavano oramai a circa 1600 e avevano la possibilità di partecipare alle pratiche devozionali di quattro confraternite: Santissimo Sacramento (istituita di nuovo nel 1857), Beata Vergine del Rosario, Sant’Antonio da Padova e San Giuseppe.
L’occupazione di Cavallino da parte delle truppe italiane dopo la ritirata di Caporetto quando il fronte giunse a Cavazuccherina (novembre 1917) causò notevoli danni agli arredi della chiesa, il cui organo fu gravemente manomesso.
Nei tempi successivi il territorio della parrocchia subì alcune modifiche: l’8 dicembre 1921 la porzione più occidentale della Parrocchia di Cavallino venne trasferita alla giurisdizione della Parrocchia di Santissima Trinità di Treporti, su specifica richiesta di un certo numero di famiglie che ritenevano molto più accessibile quella chiesa. E ancora il 31 gennaio 1953 il patriarca Angelo Roncalli, poi papa san Giovanni XXIII, inglobò al Cavallino un’area a nord del canale Casson, fino alla valle Peoceto, staccandola dalla Parrocchia di San Giovanni Battista di Jesolo. Un altro più consistente cambiamento nell’assetto territoriale avvenne nel 1958: essendo stata istituita la curazia del Sacro Cuore di Gesù e San Giuseppe di Ca’ Vio, il territorio di Ca’ Ballarin, compreso tra l’attuale via degli Arditi e l’imbocco di via Sette Casoni in località “semaforo Crepaldo”, fu smembrato da Santa Maria Elisabetta e unito al Sacro Cuore.
Significativo per la comunità parrocchiale fu l’inaugurazione del patronato il 21 novembre del 1949 su terreno donato dalla Società agricola del Cavallino.
La crescita della popolazione e il grande afflusso di turisti nel corso dell’estate, resero improcrastinabile la decisione di costruire una nuova chiesa in posizione defilata rispetto al centro del paese. Tra il 1965 e il 1966 si coronò il sogno del parroco don Gino Fiorese di avere un luogo di culto rispondente alle mutate esigenze pastorali. Si arrivava così al 9 gennaio 1966, il giorno della posa della prima pietra alla presenza del patriarca Giovanni Urbani secondo un progetto degli architetti veneziani Vincenzo Cherubini e Giuseppe Longega. Entro fine anno si iniziarono le celebrazioni eucaristiche all’interno del nuovo edificio, che assunse il medesimo titolo dell’antica chiesa. Questa, chiusa nel 1964, veniva sottoposta a restauro integrale negli anni 1986-87 e riconsegnata alla comunità il 26 febbraio 1988.
Attualmente la Parrocchia di Santa Maria Elisabetta di Cavallino è affidata a un parroco di nomina patriarcale ed è afferente al vicariato di Jesolo del Patriarcato di Venezia. Oltre alla chiesa di Santa Maria Elisabetta, eretta nel 1966 e consacrata nel 1991, altri luoghi sacri di pertinenza sono l’antica chiesa omonima che affaccia sull’omonimo piazzale e l’oratorio di Santa Maria assunta.

Bibliografia
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Fonti
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Complessi archivistici

Compilatori

  • Prima redazione: Piero Santostefano