Parrocchia di Sant'Andrea apostolo in Favaro Veneto ( sec. XIII - )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Ente e associazione della chiesa cattolica
Condizione: <span class="translation_missing" title="translation missing: it.EC">Ec</span>
Sede: Venezia
Profilo storico / Biografia
Cappella della pieve di San Gervaso di Carpenedo nel secolo XIII – come attestano tra l’altro gli elenchi delle rationes decimarum per l’anno 1297 –, la chiesa di Favaro, secondo lo storico trevigiano Carlo Agnoletti, deve la sua intitolazione a sant’Andrea per l’«auspicio dei trafficanti» lungo la via Annia o Emilia Altinate che passava per Favaro. Dal secolo XIV si affrancò acquisendo le funzioni parrocchiali e annettendo ai propri confini Tessera, Terzo e Pagliaga, già cappelle di San Martino di Strà ovvero Campalto. Nel secolo XV appare definitivamente iscritta alla diocesi di Treviso.
Risale all’inizio del secolo XVI una lite con la parrocchia di San Martino di Strà circa il reintegro degli antichi diritti di quest’ultima sui territori ritenuti indebitamente usurpati dalla pieve di Favaro. «Fu portata fino a Roma la questione, e con decreto della Sacra Rota pronunciato in Venezia dal commissario apostolico delegato Andrea Mocenigo, in terzo giudizio dopo appellazione, venne deciso che il parroco [di Favaro] di allora certo Giovanni dal Negro (…) debba mettere in silenzio ogni pretesa, mai più ingerirsi nella appartenenza di quella chiesa [di San Martino di Strà]». Tuttavia «l’indolenza dei parrochi successivi [di San Martino di Strà], segrete convenzioni e forse simoniache trame» lasciarono di fatto la situazione immutata. La questione venne inutilmente ripresa dai parroci di San Martino di Strà: nel 1763 da don Rocco Belcavello in unione con la famiglia Morosini, che godeva del diritto di giuspatronato sulla chiesa, rimanendo «senza giudizio indecisa», e poi ancora nei primi decenni del secolo XIX dal parroco Grazioso Buttacalice.
Varie liti, inoltre, opposero nel corso dei secoli XVII e XVIII i parroci di Sant’Andrea di Favaro ai parroci di Carpenedo per obblighi di matricità.
Poco si sa sul primo edificio sacro, se non che verso la fine del XVI secolo la chiesa «si abrusiò» e fu riedificata, come testimoniano nei verbali della visita pastorale del 1595 i massari, ancora oberati dai debiti. Di tale edificio rimane una particolareggiata descrizione nel manoscritto intitolato Miscelaneae notationes curiosae, compilato a partire dal 1741 dal parroco Francesco Agnoletti, di cui si conserva una copia di altra mano ascrivibile alla seconda metà del secolo XVIII. La fabbrica era all’epoca amministrata da due massari laici (diversamente che per la seconda metà del secolo XVI, quando era il rettore a esercitare la funzione di primo massaro), uno detto “principale”, l’altro “collega”, eletti dai capifamiglia ogni due anni. Il beneficio godeva dei proventi del quartese, ossia della quarantesima parte dei frutti: spettava infatti al rettore della pieve «l’antico jus fondato di quartesimare sopra tutti li beni della parrochia siano di laici, o degl’ecclesiastici tanto secolari, che regolari nessuno eccettuato justo all’antico costume» «ex terris sitis intra fines huius parochie que ex multis regulis seu culmellis constat, nempe villa de Fabro, Tessaria mestrensi (…), Tessaria ducali seu patriarchali (…), Terzio, Pellaga (…)» prima solo in natura, successivamente anche in denaro.
Si hanno poi notizie di diverse confraternite erette presso gli altari della chiesa almeno a partire della seconda metà del secolo XVI, delle quali si è tuttavia conservata documentazione solo per il Novecento. Nel secondo Settecento il parroco Agnoletti nelle sue Miscelaneae notationes curiosae ne elenca e descrive sei: le Confraternite del Santissimo Sacramento, del santissimo nome di Dio, di Sant’Antonio, della santa cintura, della beata vergine Marie e Sant’Andrea apostolo, detta la Scuola grande della Madonna, di San Giuseppe, detta degli agonizzanti.
Nella seconda metà del secolo XVIII l’edificio sacro fu ricostruito e consacrato dal vescovo di Treviso Paolo Francesco Giustiniani il 29 settembre 1777. Tuttavia già un secolo dopo anche questa chiesa si rivelò ormai «così angusta e in condizioni rovinose per modo che non solo riesce affatto indecente al culto e incapace di contenere la popolazione, ma di più minaccia reale pericolo di crollare». Fu deciso perciò «assieme al Comune di venire alla demolizione per riedificarla, concorrendo lo stesso Comune nella spesa», su terreno del beneficio parrocchiale attiguo alla vecchia chiesa. Ne fu progettista l’ingegnere e architetto veneziano Pietro Saccardo; la prima pietra venne posata il 3 maggio 1874 alla presenza del vescovo Federico Maria Zinelli, e già il 30 novembre 1874 fu possibile celebrare la messa. La costruzione procedette a rilento; l’erudito trevigiano Francesco Scipione Fapanni registra che nel 1876 la nuova chiesa «era compiuta nei muri esterni: finita la facciata: l’interno greggio, senza altari e senza pavimento»; nel 1888 mancavano tutti gli altari, tranne il maggiore. Venne finalmente consacrata il 24 luglio 1924 dal vescovo di Treviso Andrea Giacinto Longhin.
Sempre nel corso dell’Ottocento furono ricostruiti il campanile (1868) «allo scopo che anche i lontani fedeli sappiano quando debbano accorrere alle sacre funzioni» e la casa canonica (1871).
Con regio decreto-legge 15 luglio 1926 n. 1317 il comune di Favaro Veneto – che era stato deputazione comunale del distretto di Mestre sotto la reggenza austriaca e comune sotto il Regno d’Italia – perse l’autonomia amministrativa e venne aggregato al comune di Venezia. Con la bolla di Pio XI Ob nova del 14 febbraio 1927 la parrocchia di Favaro Veneto passò dalla diocesi di Treviso al Patriarcato di Venezia. Il decreto patriarcale De vicariatibus foraneis dell’11 aprile 1929 rinnovò e ridefinì gli ambiti territoriali dei vicariati, con l’istituzione di cinque nuovi vicariati foranei. In particolare la vicaria di Mestre comprendeva dieci parrocchie, tra cui Sant’Andrea apostolo di Favaro Veneto. Una nuova revisione dei confini dei vicariati in base alle nuove istanze «sociali e pastorali» venne approvata dal patriarca Albino Luciani il primo ottobre del 1972.
Attualmente la Parrocchia di Sant’Andrea apostolo appartiene al Vicariato di Favaro-Altino.
A partire dal 1948 il territorio della Parrocchia di Favaro venne smembrato; vi sorsero le nuove parrocchie di Santa Maria Assunta di Tessera (1950), di Santa Caterina vergine martire di Ca’ Noghera, di Santa Maria Goretti (1960), di San Pietro apostolo (1963), di San Leopoldo Mandich (1986).
Nel corso del tempo la parrocchia di Favaro Veneto risultò avere sotto di sé diverse chiese campestri e oratori. Già nel 1584 il vescovo di Parenzo Cesare De Nores, in occasione della visita apostolica, aveva decretato che il parroco «teneatur et obbligatus sit ad manutenendum suis sumptibus et expensis unum idoneum capelanum qui habeat celebrare missas, et sacrum facere in ecclesia Sancti Petri de Tartio pro una die domenica, et pro alia ecclesia Sanctae Helenae de Thessera ita etiam pro uno die festo in una de dictis ecclesiis, et pro alio in alia ecclesia pariter Missas celebrare, et sacrum facere».
La chiesa di Sant’Elena di Tessera sarebbe stata fondata prima del 1000 dai parenti di un Gregorio vescovo di Treviso. Annessa al monastero di Sant’Elena edificato nella prima metà del secolo XIII, nel 1294 venne unita, assieme agli altri beni del priorato di Sant’Elena, al convento di San Cipriano di Murano. Probabilmente distrutta nel tardo Trecento, fu ricostruita nel 1507 dall’abate Giovanni Trevisan «sotto il medesimo titolo di Sant’Elena». Nel 1588 i beni di San Cipriano passarono alla Mensa patriarcale di Venezia. Già «in stato rosinoso» ai tempi della visita pastorale del vescovo Sebastiano Soldati (1835), l’oratorio venne sospeso, poi temporaneamente riaperto al culto fino alla chiusura definitiva nel 1837. Indemaniato nel 1866 assieme agli altri beni abbaziali, negli anni successivi venne acquistato da tale signora Ceresa e nel 1868 da Giacomo Checchin, con l’obbligo di conservarla «in perpetuo (…) ad uso della popolazione». Negli anni successivi la chiesa fu da questi restaurata e riaperta al culto il 6 luglio 1872. Appartiene tuttora della famiglia Checchin.
La chiesa di San Pietro di Terzo, fondata secondo la tradizione dal proto-vescovo di Padova san Prosdocimo, risulta essere nel secolo XII cappella della pieve di San Martino di Strà; venne successivamente annessa al territorio della pieve di Sant’Andrea di Favaro. Dal secolo XV risulta tra i beni dei monaci di Sant’Andrea del Lido, o della Certosa, i quali – riferisce il parroco Agnoletti nel 1749 – «mantengono e provedono del necessario in detto oratorio, e contribuiscono al reverendo sacerdote, che celebra nelle feste». Indemaniato con gli altri beni della comunità conventuale, fu acquistato in data non precisabile da Domenico Fornoni. In stato «rovinoso» sin dal 1835, fu sospeso nel 1868 in occasione della visita pastorale del vescovo Federico Maria Zinelli e abbattuto; il materiale nel 1873 venne donato «allo scopo che sia impiegato nella costruzione della nuova fabbrica della chiesa parrocchiale di Favaro».
Alla metà del secolo XVIII il parroco Francesco Agnoletti informa che tra i confini della parrocchia esistevano altre due «capelle sive oratori»: la «capella di Santa Maria di Paliagazza» e la «capella di Santa Catterina in villa di Favaro». Il primo oratorio «fu edificato di ellemosine de popoli per sollecitudine e devozione di Giuseppe Cicogna, in all’ora affittuale de’ nobili [veneziani Marcello], possessori de beni in Palliagazza», in occasione della peste dei bovini del 1713, con permesso del vescovo di Treviso Fortunato Morosini. L’oratorio intitolato a santa Caterina «fu edificato del 1740 credo a spese dell’illustrissima signora Cattarina Tomasini a petizione delli reverendi padri minori conventuali detti “de Frari” di Venezia sopra i beni di ragine delli medesimi padri in Favaro», «a fine non solo di dare comodo a padri loro, che ivi s’attrovano per celebrate la santa messa, ma ancora perché più facilmente quei popoli circonvicini possino concorrere ad ascoltarla». Di entrambe si hanno notizie fino alla visita pastorale del 1791.
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Fonti:
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Treviso, Archivio storico diocesano, Curia vescovile di Treviso, Visite foraniali, b. 22.
Treviso, Biblioteca civica, Ms. 594: F. Agnoletti, Miscelaneae notationes curiosae in civitatem atque territorium tarvisinum nec non in ecclesias cathedralem et dioecesanas tarvisienses et in particulari de parochiali, & parochia Sancti Andree de Fabro, per ad modum reverendum dominum Franciscum Agnoletti eiusdem ecclesie modernum plebanum collecte anno 1741. Fideliter trascripte per n.n. anno 1754.
Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Cod. it. VI, 417 (5973).
Complessi archivistici
- Parrocchia di Sant'Andrea apostolo in Favaro Veneto di Venezia
(1595 ottobre 16 - 2015 dicembre 27)
Fondo, livello 2
Compilatori
- Prima redazione: Michela Tombel - Data intervento: 11 gennaio 2016
- Revisione: Annamaria Pozzan - Data intervento: 26 luglio 2019
Link risorsa: https://archivista-icar.cultura.gov.it/creators/1797