Episcopato di Torcello

Si è da tempo revocata in dubbio l’attendibilità di una origine eliana dell’episcopato di Torcello: secondo il Cronichon Gradense (metà XI secolo), infatti, la diocesi sarebbe stata istituita – assieme agli altri episcopati lagunari (Malamocco, Equilo, Caorle, Cittanova e Olivolo) – dal patriarca di Aquileia Elia nella sinodo tenuta a Grado nel 579. Più attendibile sembra invece la versione fornita, negli stessi anni, da Giovanni diacono, secondo cui l’episcopato sarebbe sorto, in seguito all’invasione longobarda, per traslazione del titolo di Altino, trasferimento poi ratificato da papa Severino nel 640. La moderna storiografia tende peraltro oggi a legare anche la fondazione dell’episcopato torcellano alla riorganizzazione degli spazi ecclesiastici lagunari promossa dal duca Orso Particiaco tra l’864 e l’881, riforma che aveva visto la nascita in laguna di nuove sedi vescovili suffraganee della metropoli di Grado. Non sfugge, ovviamente, che sotto il profilo dell’insediamento episcopale Torcello esisteva con ogni probabilità sin dal 639: in coincidenza con la conquista longobarda di Oderzo il vescovo di Altino, colà trasferitosi, aveva dedicato in quell’anno la nuova chiesa di Santa Maria di Torcello, probabile testimonianza di una prima organizzazione ecclesiastica delle lagune veneziane. Tra i fondatori della chiesa appaiono, infatti, nell’ordine, la massima autorità dell’Italia bizantina, l’esarco Isacio, il magister militum delle Venezia, Maurizio e, infine, il vescovo Mauro che, fuggito da Altino in laguna, è ricordato appunto dalla tradizione come il primo vescovo di Torcello. Tuttavia, piuttosto che della fondazione di una nuova sede vescovile, la dedicazione aveva più semplicemente configurato la traslazione di quella di Altino; sembra pertanto rischioso assumere il 639 come data di istituzione della diocesi, trattandosi giuridicamente dell’episcopato di Altino ivi traslato.
Al di là di brevi notizie su qualche vescovo – ricordiamo Orso Orseolo (1008-1018), figlio del doge Pietro II Orseolo, fautore del restauro radicale della chiesa di Santa Maria, nel frattempo divenuta il duomo della diocesi; Leonardo Donà, presente al III concilio Lateranense del 1179; Tolomeo Fiadoni, eletto nel 1318, insigne filosofo e teologo; Domenico Domenichini, vescovo tra il 1448 e il 1464, docente di filosofia nello studio di Padova e riconosciuto precursore della riforma cattolica – conosciamo ancora molto poco della storia medievale dell’episcopato torcellano. Bisogna attendere le più abbondanti e sistematiche fonti di età moderna per avere un primo quadro complessivo e ben delineato della diocesi; a partire dalle visite pastorali effettuate tra il 1591 e il 1596 da Antonio Grimani e dalla sinodo da questi presieduta nel 1591 (dei cui atti possediamo pure una edizione a stampa). Invero, si tratta già, a quella data, della rappresentazione di una diocesi in gravi difficoltà: scarsamente popolata (appena un centinaio di anime nell’isola di Torcello); poco estesa, con giurisdizione limitata, oltre a Torcello, alle parrocchie di Mazzorbo (tre: San Pietro, Sant’Angelo e San Bartolomeo), Costanziaca (due: Santi Sergio e Bacco e Santi Massimo e Marcellino), Ammiana (due: San Giovanni e San Lorenzo), Burano (una: San Martino) e Murano, l’isola più popolosa (quattro: Santa Maria e Donato, San Martino, Santissimo Salvatore e Santo Stefano) e ad una serie confusa di parrocchie, curazie e cappelle disseminate nella laguna nord, tra i lidi e la zona terrafermiera della diocesi (situazione chiarita in una successiva visita del 1629, che aveva individuato nella zona sei parrocchie: Sant’Erasmo in isola, Santissima Trinità di Treporti, eretta in parrocchia già nel 1518, San Michele del Quarto, San Magno di Tre Palade, Santa Maria di Cavazuccherina e San Nicola di Torre del Caligo); economicamente poco appetibile, vista l’esiguità del suo beneficio. I vescovi, eletti dapprima dal clero e dal popolo, poi dal capitolo della cattedrale, erano stati infine designati, come per le altre diocesi lagunari, con il sistema delle probae dal Senato; essi risiedevano generalmente a Venezia o, dalla fine del Seicento, a Murano, in particolare dopo che Marco Giustiniani (1682-1735) aveva fatto ristrutturare colà un palazzo per la loro residenza. Abbiamo notizia di diversi sinodi celebrate in diocesi, soprattutto in attuazione dei decreti tridentini; per esempio nel 1563 e 1564 da Giovanni Dolfin, nel 1591 da Antonio Grimani, nel 1648 da Marcantonio Martinengo. Sempre in esecuzione del tridentino, sin dal 1629, per iniziativa del vescovo Marco Zen, si era tentato di dotare la diocesi di un seminario; tuttavia, per le scarse risorse finanziarie, l’impresa era riuscita solo nel 1720, per opera del vescovo Marco Giustiniani.
L’ultimo vescovo a governare la diocesi di Torcello era stato Nicolò Sagredo. Alla sua morte, avvenuta il 16 agosto 1804, era stato nominato un vicario capitolare, Domenico Orlandini, a reggere l’episcopio (la diocesi contava allora poco più di 15.000 abitanti, distribuiti in 15 parrocchie). Da allora, il governo francese prima, quello austriaco poi, avevano cominciato a considerare l’ipotesi di incorporare la diocesi di Torcello, vacante e finanziariamente esausta, al patriarcato di Venezia, avviando in tal senso proficui contatti con la Santa Sede, che alla fine aveva acconsentito alla sua cancellazione. Il 1° maggio 1818, infatti, con bolla emanata da papa Pio VII (De salute dominici gregis), la diocesi di Torcello era stata canonicamente soppressa e inglobata in quella di Venezia. Le motivazioni riportate dalla bolla a giustificazione della soppressione confermano il quadro di difficoltà in cui da tempo si dibatteva la diocesi: la non residenza dei prelati, che preferivano dirigere l’episcopio da Venezia o da Murano (secondo il documento per ragioni climatiche); la rarità di sacerdoti; l’indigenza del capitolo cattedrale, incapace di sostentarsi con le proprie insufficienti risorse e una piccola pensione assegnata ai canonici dall’allora governo austriaco; l’inadeguato decoro delle funzioni sacre; non ultimo, la scarsità di abitanti.

Bibliografia
A. NIERO, La sistemazione ecclesiastica del ducato di Venezia, in Le origini della chiesa di Venezia, a cura di F. TONON, Venezia 1987, pp. 101-121.
S. TRAMONTIN, Caorle e Torcello: da diocesi a parrocchie, in La chiesa di Venezia nel Settecento, a cura di B. BERTOLI, Venezia 1993, pp. 187-220.
D. RANDO, Una chiesa di frontiera. Le istituzioni ecclesiastiche veneziane nei secoli VI-XII, Bologna 1994, pp. 13-38.

Compilatori

  • Ermanno Orlando - Data intervento: 31 dicembre 2007
  • Annamaria Pozzan - Data intervento: 17 marzo 2019