Capitolo cattedrale

Il termine “capitolo” (lat. capitulum) indicava una parte di un libro, in particolare di un testo sacro, liturgico o normativo; quindi, la riunione di una comunità religiosa durante la quale era letto un brano della regola e anche il luogo in cui si teneva la riunione; per esteso, dal XII secolo, il termine passò a indicare l’istituzione stessa, e soprattutto il collegio di chierici residenti presso una chiesa (soprattutto presso una cattedrale).
Già nel IV secolo esistevano collegi clericali raccolti attorno al vescovo (presbyteria) che potevano essere organizzati in modo simile a una comunità monastica. Durante l’epoca carolingia fu autorevolmente proposta ai chierici operanti presso le cattedrali prima la regola redatta da Crodegando, vescovo di Metz (755), poi la “regola di Aquisgrana” promossa dall’imperatore Ludovico il Pio (816). Aspetti quali la mensa e il dormitorio comune furono però raramente accettati o presto abbandonati.
I capitoli cattedrali raggiunsero la maturità istituzionale quando il patrimonio che costituiva la base materiale della vita dei canonici (mensa capitolare) fu distinto dalla mensa vescovile: ciò avvenne, a seconda dei luoghi, tra l’XI e il XII secolo. Altri passaggi istituzionali importanti furono l’adozione di un sigillo proprio, distinto da quello del vescovo (un diritto stabilito universalmente da papa Onorio III nel 1225) e la redazione di norme statutarie dedicate alla disciplina della residenza, alla ripartizione dei compiti liturgici e all’amministrazione dei beni (messe per iscritto tra il XIII e il XIV secolo).
Nei secoli centrali del medioevo passarono inoltre in secondo piano gli obblighi liturgici, che avevano motivato la costituzione dei collegi. Alla funzione di “consiglio” per il vescovo si aggiunse la supplenza in sede vacante e, soprattutto dopo il concordato di Worms (1122), il diritto di procedere alla nuova elezione. In quel momento i capitoli assunsero un ruolo politico ed economico di prima grandezza all’interno delle realtà cittadine, delle quali riproducevano l’autocoscienza e le divisioni interne. La posizione dei capitoli cattedrali dell’area imperiale fu confermata dal concordato di Vienna (1448) e rimase tale per tutta l’età moderna; i capitoli italiani, invece, già all’inizio del XIV secolo risultavano ai margini della lotta politica ed erano stati espropriati dalla sede papale del diritto di elezione. Ciò non toglie che i capitoli cattedrali siano rimasti a lungo un importante luogo di incontro tra la Chiesa e la società cittadina. Offrivano inoltre prebende ricche e poco impegnative in quanto prive di obblighi di cura d’anime, molto ambite dai ceti dirigenti: queste erano il risultato della divisione del patrimonio capitolare (dapprima amministrato, controllato e difeso collegialmente) in prebende individuali legate a specifiche porzioni di beni, lasciando solo una quota (denominata ancora “mensa capitolare”) alle spese comuni. Spesso gli archivi capitolari riproducono queste ripartizioni nella loro struttura.
Il numero dei canonici poteva variare tra le dieci e le venti unità (in molte diocesi italiane piccole e medie) e le parecchie decine (nei cori delle grandi cattedrali tedesche, francesi e inglesi). Al vertice vi erano le “dignità” (preposito, arciprete, decano, arcidiacono); assumevano denominazioni e competenze diverse da sede a sede, come diversi erano, a seconda dei luoghi, i rapporti gerarchici reciproci. Anche lo scolastico (responsabile della scuola cattedrale) fu spesso considerato una delle dignità capitolari. Vi erano poi “uffici” (incarichi amministrativi) relativi a determinate mansioni come la gestione dei beni e dei redditi della cattedrale e la custodia della sacrestia. La cura del servizio liturgico fu progressivamente delegata a chierici che, pur attingendo alle rendite al patrimonio capitolare, non facevano parte del capitolo in senso stretto (mansionari).
In età contemporanea i capitoli, dopo aver visto incamerati dallo Stato i loro patrimoni (in Italia in seguito alle leggi del 1867 e 1870) e fortemente ridotto il loro ruolo di governo della diocesi, hanno conservato la loro originaria funzione in ordine alla cura della liturgia che si svolge nelle cattedrali, e custodiscono tuttora importanti patrimoni archivistici, quasi a segnare la continuità storica della Chiesa cittadina.

Bibliografia
P. TORQUEBIAU, Chapitres des Chanoines, in Dictionnaire de droit canonique, III, Paris 1942, coll. 530-595.
G.P. MARCHAL, Was war das weltliche Kanonikerinstitut im Mittelalter? Dom- und Kollegiatstifte: eine Einführung und eine neue Perspektive, in «Revue d’Histoire Ecclésiastique», 94 (1999), pp. 762-807 e 95 (2000), pp. 7-53.
Guida agli archivi capitolari d’Italia (Quaderni di «Archiva Ecclesiae», 6), Città del Vaticano 2000.
E. CURZEL, Le quinte e il palcoscenico. Appunti storiografici sui capitoli delle cattedrali italiane, in «Quaderni di Storia Religiosa», 10 (2003), pp. 39-67.

Compilatori

  • Prima redazione: Emanuele Curzel - Data intervento: 31 dicembre 2007
  • Revisione: Annamaria Pozzan - Data intervento: 17 marzo 2019