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Giuseppe Damiani Almeyda

Giuseppe Damiani Almeyda (1849 - 1910)

331 unità archivistiche di primo livello collegate

Fondo

Consistenza archivistica: 41 bb. (39,5 ml), 2170 tra disegni, schizzi e bozzetti (conservati in 140 cartelle), 5 album con schizzi e bozzetti, 234 stampe, 191 fotografie, 6 lastre fotografiche, 6 raccoglitori e 3 scatole con carteggi familiari e personali, 6 cartelle di stampe e incisioni, 75 strumenti da disegno, 28 dipinti, 6 sculture, 6 modelli didattici, 2 prototipi di progetti, 8 medaglie, 112 stereografie, 6 album di raccolte fotografiche, 1 macchina fotografica a cassetta, 4 oggetti personali, cui si aggiungono 350 ca. volumi della sua biblioteca

Il fondo raccoglie la produzione documentaria professionale, personale e familiare dell'architetto Giuseppe Damiani Almeyda, è costituito da documenti testuali, grafici (disegni, bozzetti, schizzi, disegni di cantiere, studi preparatori, minute di studio), fotografici e da numerosi oggetti: strumenti da disegno legati alla sua professione, alcuni oggetti personali (timbri, portasigari, etc.), alcuni ritratti e busti in marmo e bronzo, modelli e archetipi in gesso o legno, incisioni e stampe, una raccolta di fotografie e stereografie, una raccolta di cartoline di importanti monumenti italiani ed europei. Al fondo archivistico di Giuseppe Damiani Almeyda sono legati anche i numerosi libri che costituirono la sua biblioteca, luogo cui il professionista attingeva ogni qualvolta i suoi studi ed i suoi incarichi lo richiedevano. Si tratta di volumi importanti e specialistici sull'arte, l'architettura, la geografia, la scienza delle costruzioni, la matematica.

L’archivio è organizzato in tre sezioni che documentano gli ambiti di attività del soggetto produttore: Attività scolastica e accademica, Attività privata, Attività professionale; le sezioni sono articolate in serie (26 serie), solo due di esse sono articolate a loro volta in sottoserie: "Opere e lavori per privati", articolata in tre sottoserie, e "Opere e lavori per il Municipio di Palermo", articolata in sei sottoserie; è presente inoltre una raccolta di strumenti da disegno.
Sono state individuate 330 unità archivistiche, descritte con 1105 schede.

Storia archivistica:

La storia dell’archivio dell’architetto Giuseppe Damiani Almeyda è legata alle sue vicende umane e professionali.
Diverse furono le case abitate dall’architetto Damiani Almeyda, che ospitarono l’archivio in formazione, ma la sede definitiva fu la casa costruita dall’architetto a Palermo, in via Principe di Belmonte n. 60. Alla sua morte, la casa, che per testamento, insieme agli altri beni, spettava al figlio Francesco, fu tenuta in custodia e abitata dalla figlia Giulietta, mentre Francesco studiava al Politecnico di Torino. Dopo la laurea, Francesco tornò ad abitare nella casa paterna, utilizzando lo studio del padre per la sua professione di ingegnere. A partire da questo momento alle carte di Giuseppe si aggiunsero quelle prodotte da Francesco nel corso della sua vita e della sua professione. Dopo il matrimonio di Francesco, la sorella Giulietta, insieme alla sua famiglia, lasciarono la casa paterna. E’ probabile che in questa occasione Giulietta abbia portato con sé una parte dei documenti familiari, in particolare i carteggi familiari, le bozze di poesie della madre Eleonora, alcuni album di disegni, schizzi e appunti grafici, allo scopo di salvare da un’eventuale dispersione alcune delle memorie familiari. Nella casa paterna, infatti, furono lasciati i documenti legati alla vita professionale del padre.
Particolarmente complesse sono le vicende legate ai disegni di progetto del Politeama “Garibaldi”.
Il 24 dicembre 1939, dopo la mostra Retrospettiva dell’Architettura Siciliana tenutasi al Teatro Massimo, il podestà e presidente dell’Ente Autonomo del Teatro Massimo “Vittorio Emanuele” scriveva a Giulietta Damiani Lo Jacono, figlia di Giuseppe, una lettera nella quale chiedeva la concessione in prestito delle opere di Giuseppe Damiani Almeyda riguardanti i teatri di cui si era occupato, Teatro Massimo “Vittorio Emanuele”, Politeama “Garibaldi”, Teatro comunale di Siracusa, e altre opere dell’ambito teatrale, per il costituendo Museo d’Arte teatrale di Sicilia. In questa lettera si fa riferimento a 20 tavole acquerellate eseguite per il progetto del Politeama di proprietà della Galleria d’Arte Moderna di Palermo, in seguito alla donazione di esse da parte del Municipio alla Galleria, probabilmente all’epoca della formazione di questo Istituto. Da una lettera minuta dell’architetto Damiani Almeyda al Municipio di Palermo, datata 26 maggio 1906 (si veda in questo Archivio l’unità Politeama “Garibaldi” di Palermo), si apprende che queste stesse tavole erano a quella data in deposito presso l’ufficio tecnico comunale al Teatro Massimo.
Nel 1940 Giulietta concede in prestito 4 fotografie grandi del teatro Politeama, prima e dopo le decorazioni della facciata, insieme alle 10 tavole di concorso del Teatro Massimo e ad alcuni disegni di altri progetti. 
La Galleria d’Arte Moderna conserva ancora oggi presso i suoi depositi 10 disegni, è probabile che gli altri 10 disegni siano rimasti alla Fondazione Teatro Massimo di Palermo, dove si trovano a tutt’oggi anche le 10 tavole di concorso del progetto Teatro Massimo V. E., ed altri disegni dell’architetto.

Nel 1969, in seguito alla vendita e alla successiva demolizione dell’immobile, l’archivio fu trasferito dal figlio di Francesco, Mario Damiani, in un magazzino in via Principe di Villafranca, in questa sede subì alcuni danni dovuti alla presenza di roditori e piccoli insetti. Nel 1971 l’archivio di Giuseppe Damiani Almeyda insieme alla sua biblioteca, l’archivio di Francesco ed il resto delle carte della famiglia Damiani, furono trasferiti in via XII Gennaio, 1G. In questo immobile, acquistato dall’architetto Anna Maria Fundarò, moglie di Mario Damiani, per farne la sede del suo studio professionale, confluirono quindi le carte di Giuseppe Damiani e, in seguito per volontà del nipote Mario Damiani, di tutta la famiglia Damiani e Mancinelli. Nel mese di aprile 2018 l’archivio, insieme agli altri archivi di famiglia, è stato trasferito in via Principe di Scordia n. 30.
Dopo la morte di Giulietta Damiani anche le carte, sottratte all’archivio familiare e conservate da lei, sono state recuperate dall’ing. Mario Damiani.

La conservazione di questo fondo si deve all’attenta ed instancabile opera di collazione e custodia di Mario Damiani, che da molti anni si è assunto il compito di tenere insieme le memorie del proprio avo e della sua famiglia, non solo per motivi affettivi, ma anche per la rilevanza storica ricoperta dai complessi documentari che ne fanno parte. In particolare l’archivio di Giuseppe Damiani Almeyda fa luce su una parte importante della storia architettonica di Palermo, dalla metà del secolo XIX sino al primo decennio del XX, anni in cui il volto di quella città si arricchì di numerosi monumenti che ancora oggi sono per essa segni caratterizzanti. 
Il complesso documentario non è mai stato oggetto di interventi archivistici, fino al 2014, quando, in accordo e con il sostegno della Soprintendenza archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo, si è avviato il progetto di schedatura, riordinamento ed inventariazione. In passato (a partire dai primi anni 60’ ca.) è stato esaminato e studiato dall’arch. Anna Maria Fundarò, moglie di Mario Damiani. All’arch. Fundarò si deve la prima sistemazione e schedatura di oltre 400 documenti grafici, che ella volle corredare di fotografie commissionandone la riproduzione allo studio di Giuseppe Cappellani. 
Nel corso della ricognizione operata dall’arch. Fundarò i documenti testuali furono tolti dalle originarie unità di condizionamento, raccolti sulla base del tema trattato, e successivamente ricondizionati all’interno di nuove buste contenitore. 
Rimangono pochissimi contenitori originari, faldoni costituiti da piatti di cartone con lacci o camicie con intitolazioni originali, e di fatto, anche per i vari traslochi cui è stato sottoposto nel corso della storia familiare è impossibile recuperare l’ordine che il soggetto produttore aveva dato alle sue carte.


L’archivio è stato dichiarato di “interesse storico particolarmente importante” con provvedimento emanato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per gli Archivi il 10/11/2010.

Nota dell'archivista:

Nel mese di settembre 2014 è stato avviato il progetto di schedatura, riordinamento ed inventariazione dell’Archivio Giuseppe Damiani Almeyda. 
L’archivio è costituito dai documenti personali, familiari e professionali dell’architetto. La sua peculiarità risiede nella diversità tipologica dei materiali in esso conservata: documenti testuali e grafici, modelli, incisioni e stampe, fotografie, strumenti tecnici di lavoro, dipinti, sculture, medaglie.


L’archivio di persona rappresenta una tipologia archivistica particolare e complessa. Al contrario dell’archivio di un ente o istituzione, non è soggetto alle regole precostituite di classificazione dei documenti prodotti o ricevuti, non vi è quindi alcun titolario o protocollo di classificazione cui il soggetto produttore può fare riferimento per l’organizzazione dei suoi documenti, l’archivio di persona è, in generale, il riflesso degli interessi del soggetto produttore, ne rappresenta il metodo di lavoro, le relazioni personali e professionali, gli affetti, e deve la sua essenza ed esistenza esclusivamente all’intelligenza, alla personalità ed alla volontà del soggetto che lo ha posto in essere. Recuperare l’ordine originario a volte è davvero difficile, maggiore è la distanza temporale che ci separa dall’epoca in cui l’archivio si è formato, tanto più è probabile che questo abbia subito dispersioni o interventi di terzi e rimaneggiamenti, minore è la probabilità di ripristino così com’era. Assicurare la conservazione della documentazione, preservare l’integrità intellettuale e storica dell’archivio e predisporlo per la sua accessibilità sono i principali obiettivi dell’archivista.


Frequente è inoltre il caso in cui in archivi di persone che hanno ricoperto nella loro vita ruoli in uffici pubblici si ritrovino carte dell’ufficio presso cui prestavano servizio, in special modo in archivi databili fino al XIX secolo, quando non c’era distinzione tra l’ufficio e la “stanza di studio” della propria abitazione, sede logica e naturale dove la persona/impiegato/pubblico ufficiale portava le carte degli affari in corso. Così nell’archivio di Giuseppe Damiani Almeyda si trovano documenti degli enti e delle istituzioni per i quali prestò la sua opera. Nel caso specifico inoltre, trattandosi di un archivio di architetto, ai documenti di archivio testuali si affiancano quelli più prettamente legati alla professione, la cui natura è estremamente varia: schizzi, studi preparatori e disegni, modelli e fotografie, ne sono i principali rappresentanti. A questi si aggiungono gli strumenti da disegno e tutti quei libri che formano la biblioteca personale dell’architetto e che abitualmente costituiscono il supporto culturale e formativo di ogni professionista.


Alla morte dell’architetto l’archivio passò per eredità, insieme alle proprietà, al figlio Francesco, che svolse la professione di ingegnere civile. Dalle tracce rimaste sull’unità relativa al progetto editoriale delle Istituzioni architettoniche e ornamentali, si deduce che Francesco Damiani provvide a sistemare alcuni tra i disegni paterni. In anni più recenti, a partire dalla seconda metà degli anni ’60 del Novecento, l’archivio è stato inoltre esaminato e sottoposto ad una prima sistemazione dall’architetto Anna Maria Fundarò. In quell’occasione la gran parte dei documenti grafici (disegni, bozzetti e schizzi) è stata schedata e fotografata, mentre i documenti testuali, conservati all’interno dei faldoni originali, sono stati sommariamente raggruppati per argomento e ricondizionati all’interno di nuovi faldoni. Solo alcuni dei faldoni originali sono stati messi da parte e conservati, e nel corso del riordinamento ove possibile e opportuno sono stati restituiti alla loro funzione d’origine.

Stato di fatto

All’avvio dei lavori di riordinamento l’archivio era composto prevalentemente da disegni (oltre 2000 documenti grafici), conservati all’interno di cinque cassettiere, con l’eccezione di alcuni disegni particolarmente grandi che, per questo motivo, erano conservati dentro cornici ed appesi. Inoltre altri disegni di grande formato (i cartoni del progetto Politeama e quelli del Teatro comunale di Siracusa) erano conservati arrotolati all’interno di buste di plastica. La parte testuale dell’archivio era invece conservata in 30 buste dentro un armadio metallico, i documenti al loro interno erano raggruppati per tema ma non ordinati. Ai documenti grafici e testuali si aggiungevano quelli fotografici conservati, senza alcuna sistemazione, in parte dentro cassetti ed in parte dentro l’armadio metallico. Nel corso del riordinamento è stato ritrovato un altro faldone originale di grandi dimensioni, con documenti testuali mai esaminati; altri documenti sono stati ritrovati nella casa di abitazione dell’ing. Mario Damiani, nipote di Giuseppe Damiani Almeyda.

Intervento archivistico: criteri di ordinamento

Dopo uno studio attento delle fonti bibliografiche grazie alle quali è stato possibile ricostruire la biografia del soggetto produttore ed al contesto storico e sociale in cui operò, si è iniziato il lavoro di schedatura analitica dei documenti conservati all’interno dei faldoni, con l’ausilio del programma di descrizione archivistica Archimista 1.2.1., software che consente anche la schedatura analitica, secondo gli standard dell’ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione), di altre tipologie di beni culturali, attraverso schede speciali dedicate a Fotografie, Disegni, Stampe, Oggetti d’Arte. 
Ciascun faldone conteneva carte relative ad una o più unità archivistiche, con l’eccezione di alcuni faldoni che racchiudevano una miscellanea di documenti diversi.

La schedatura dei documenti testuali ha consentito di impostare una prima struttura d’archivio, aggiornata con il procedere dei lavori di descrizione, e arricchita, successivamente, con la schedatura dei documenti grafici e fotografici legati alle unità archivistiche.
La struttura dell’albero archivistico si articola dal livello più alto in:
⁃ sezioni, raccolta
⁃ serie
⁃ sottoserie
Le unità archivistiche sono state descritte in base alla loro complessità, utilizzando, laddove necessario e opportuno, schede sottounità e/o schede unità documentaria nel caso di disegni, fotografie, stampe, oggetti d’arte particolarmente rilevanti e oggetti d’uso professionale come gli strumenti da disegno. La suddivisione in sottounità ha seguito criteri logici, cronologici e fisici. Ad esempio nel caso di unità archivistiche complesse e particolarmente consistenti (ricche non solo di documenti testuali, ma anche di documenti grafici e fotografici) come quelle relative al progetto del Politeama, al progetto di concorso del Teatro Massimo e al progetto editoriale delle Istituzioni architettoniche e ornamentali, il materiale è stato organizzato e articolato in sottounità secondo criteri logici, cronologici e fisici, e descritto, ove l’importanza del documento lo richiedesse, a livello della singola unità documentaria.
Per la descrizione analitica di disegni, fotografie, stampe e oggetti d’arte sono state utilizzate le schede speciali rispettivamente D, F, S, OA del programma Archimista, che seguono gli standard di catalogazione ICCD con requisiti minimi dei beni da descrivere. 
Parallelamente all’attività di descrizione dell’archivio è stata avviata la digitalizzazione di tutte le unità grafiche e fotografiche, col duplice obiettivo di creare un archivio di immagini digitale e di corredare ciascuna scheda speciale dell’immagine digitale del documento descritto. Alcune immagini digitali, sono state collegate direttamente alle schede unità o sottounità archivistica.

Non è stato possibile individuare alcuna traccia relativa all’organizzazione originale delle carte e dei disegni, che, come avanti s’è detto, sono stati in passato esaminati e organizzati, dal figlio Francesco nella parte relativa alle tavole delle Istituzioni ornamentali, e successivamente dall’architetto Fundarò.

L’identificazione e la ricostituzione delle unità archivistiche è stato un lavoro lungo e complesso, sia per l’eterogeneità dei materiali e delle tipologie documentarie coinvolte nella produzione del progetto/unità, che per l’assenza di tracce di organizzazione provenienti dal soggetto produttore. Frequenti e naturali i ripensamenti generati non solo dalla complessità nel reperimento del vincolo archivistico tra documenti tipologicamente diversi, ma anche da successivi ritrovamenti di carte dimenticate e oggetti provenienti dalla casa di abitazione del nipote Mario Damiani.


Data la diversità degli ambiti di attività entro i quali operò il soggetto produttore si è scelto di raggruppare la documentazione all’interno di tre sezioni “Attività scolastica e accademica”, “Attività privata”, “Attività professionale”, e di una raccolta dedicata agli “Strumenti da disegno”. 
Per ciascuna unità archivistica sono state rilevate le voci d’indice (persone, enti, famiglie, luoghi) pertinenti, al fine di creare gli indici onomastici e toponomastici per la stampa dell’inventario analitico e per fornire ulteriori chiavi di ricerca alla consultazione dell’archivio informatizzato. 
Sono state compilate inoltre le schede relative al Soggetto produttore, al Soggetto conservatore e al Progetto.


I documenti testuali, grafici, fotografici, oggettuali, fisicamente e virtualmente, sono stati ordinati, ove possibile, cronologicamente all’interno delle unità contenitore (fascicoli e buste contenitore per i documenti testuali e fotografici, cartelle per i documenti grafici), con l’eccezione di alcuni oggetti come i dipinti, le sculture, i modelli e gli strumenti da disegno, che pur appartenendo alle unità archivistiche hanno trovato una collocazione separata dal resto della documentazione pertinente (ad esempio i dipinti sono stati appesi alle pareti, i prototipi e i modelli didattici sono stati collocati dentro vetrine, gli strumenti da disegno sono stati collocati all’interno di un cassetto della libreria).

Segnatura delle unità archivistiche

Al termine delle attività di riordinamento tutte le unità archivistiche, identificate in precedenza con una segnatura provvisoria, sono state contrassegnate con quella definitiva. Tale segnatura definitiva è stata riportata tramite etichetta sull’unità di condizionamento minima (fascicolo, cartella, scatola, busta) o nel caso di oggetti (dipinti, sculture, etc.) sull’oggetto stesso. La segnatura ha il compito di indicare la posizione dell’unità archivistica all’interno della struttura d’archivio, ed è inoltre commisurata a mostrare l’eventuale articolazione dell’unità archivistica:
1) nel caso più semplice in cui essa sia composta da un’unità logica appartenente ad una serie (unità archivistica semplice senza sottounità o schede speciali per la descrizione di particolari unità documentarie) la segnatura sarà la seguente,
es.: GDA 3.3 Scritti 1 (acronimo del soggetto produttore, numero della sezione, numero della serie, nome identificativo della serie, numero progressivo dell’unità archivistica);
2) nel caso in cui l’unità archivistica sia composta da un’unità logica appartenente ad una serie articolata in una o più sottoserie la segnatura sarà la seguente
es.: GDA 3.4.2 Progetti diversi 1 (acronimo del soggetto produttore, numero della sezione o raccolta, numero della serie, numero della sottoserie, nome identificativo della sottoserie, numero progressivo dell’unità archivistica);
3) nel caso in cui l’unità archivistica sia articolata in più sottounità logiche la segnatura sarà la seguente
es.: GDA 3.3 Scritti 14.2 (acronimo del soggetto produttore, numero della sezione o raccolta, numero della serie, nome identificativo della serie, numero progressivo dell’unità archivistica, numero progressivo della sottounità)
4) nel caso in cui invece l’unità archivistica sia articolata in più sottounità logiche e di condizionamento e schede speciali la segnatura sarà la seguente
es.: GDA 3.4.1 Cappelle e monumenti sepolcrali 7.2 F1 (acronimo del soggetto produttore, numero della sezione o raccolta, numero della serie, numero della sottoserie, nome identificativo della sottoserie, numero progressivo dell’unità archivistica, numero progressivo della sottounità, sigla della scheda speciale identificativa dell’unità documentaria descritta, numero progressivo dell’unità documentaria).

Condizionamento e collocazione

Tutte le unità archivistiche sono state condizionate all’interno di nuovi contenitori (buste contenitore, cartelle, scatole, buste semplici), con l’eccezione degli oggetti d’arte e della strumentazione professionale. Le buste contenitore, le scatole, le buste semplici sono state collocate all’interno di un armadio metallico, le cartelle sono state collocate all’interno di cassettiere, i disegni fuori misura sono stati collocati in appositi espositori oppure conservati arrotolati all’interno di portarotoli.

Etichettatura delle unità di condizionamento
Sulle unità di condizionamento utilizzate (buste contenitore, cartelle, scatole, buste semplici) è stata apposta un’etichetta sulla quale è indicato il numero progressivo dell’unità di condizionamento utilizzata, diverso per tipologia di contenitore, e le segnature delle unità contenute.

Sono stati descritti 1105 pezzi corrispondenti a 330 unità archivistiche. Le raccolte fotografiche e di incisioni, nonché gli oggetti personali non direttamente legate alle unità archivistiche non sono state incluse nell’attività di riordinamento.


È da segnalare infine che il nucleo relativo alle lettere di famiglia è stato in gran parte ordinato cronologicamente per mittente da Maria Gabriella La Cavera, pronipote di Giuseppe Damiani Almeyda.



Nota bene: numerosi sono i disegni per i quali l’architetto Damiani Almeyda riporta l’indicazione della scala in decimali usando una dicitura simile “0,05 per metro” corrispondente a scala 1:20 del vero, oppure “0,005%” corrispondente a scala 1:200, per altri disegni inoltre utilizza scale inconsuete come per es.: “0,15” corrispondente a scala 1:6,6, oppure “0,06” corrispondente a scala 1:16,6.

Lingua della documentazione:

  • ita
  • eng
  • ger

Condizione di accesso:

accessibile previa autorizzazione

Note alla condizione di accesso:

L’archivio è consultabile previo appuntamento da concordare con il proprietario e custode ing. Mario Damiani, reperibile all’indirizzo di posta elettronica madamiani@hotmail.it

Condizione di riproduzione:

consentita per uso studio

Soggetti conservatori

Soggetti produttori

Progetti

Compilatori

  • Antonia D'Antoni (archivista)