Parrocchia di San Bartolomeo di Venezia (1365 - 1915)
199 unità archivistiche di primo livello collegateFondo
Consistenza archivistica: Unità 179: regg., bb., filze e fascc.
L'archivio di San Bartolomeo è confluito a seguito delle concentrazioni delle parrocchie veneziane attuate nel periodo napoleonico nell'archivio di San Salvador.
La prima notizia relativa alla sua esistenza risale al 1572 e si trova trascritta in una memoria alla cancelleria patriarcale del vicario Giovanni Rennio (cfr. "Repertori d'archivio", reg. 1, p. 96). In essa si riporta che nel dicembre 1572 a causa di un incendio scoppiato in calle dei Bombasieri, che attaccò anche la sacrestia della chiesa di San Bartolomeo dove si esercitava l'ufficio della cancelleria patriarcale, andarono combuste le carte dell'archivio. In particolare andarono perdute le costituzioni o consuetudini della chiesa.
Dell'archivio si fa ancora menzione in un inventario di mobili di chiesa dell'anno 1664 (cfr. "Scritture diverse spettanti alla chiesa", filza E, doc. segnato XI) in cui oltre alla testimonianza dell'esistenza dei libri canonici dal 1580 e dei libri di messe dal 1638, si segnala la presenza "delle scritture della nostra chiesa di San Bartolomeo esistenti in un seraglio, de quali una deve star in mano di monsignor reverendo vicario, l'altra in man del provveditor del nostro capitolo et l'armer grande serato con altra chiave che sta in man del sacristano".
Un'altra fonte da cui rilevare notizie sull'esistenza, la consistenza e la tenuta degli archivi è costituita dalle visite pastorali.
Fra queste merita di essere ricordata quella del patriarca Giovanni Badoer del 1698 che fornisce anche un accurato elenco delle numerose scuole devozionali che esistevano nella chiesa (cfr. ASPV, "Curia patriarcale di Venezia. Archivio 'Segreto'", "Visite pastorali", reg. 14, c. 714).
Nel 1577 il vicario Giovanni Rennio, al fine di documentare diritti e prerogative della chiesa compilò un catastico in cui registrò documenti antichi a partire dall'anno 1327, altri capitolari si avvicendarono successivamente nella compilazione di catastici, che sono giunti sino a noi in numero di quattro corredati da un registro con l'indice analitico delle materie in essi contenute con il rinvio alla cartulazione e alle filze. Nel 1788 con atto capitolare del 9 febbraio, Antonio Nardini alunno di chiesa venne nominato dalla commissione del capitolo di San Bartolomeo e dal vicario perpetuo Bartolomeo Lanfranchi notaio e archivista capitolare, con l'incarico di "riformare e sistemare l'archivio nel modo più esatto e più facile insieme per ritrovare prontamente al bisogno qualunque documento" (cfr. "Atti capitolari", reg. 1, pp. 148−149).
Nardini in tre anni di lavoro effettò lo spoglio delle materie contenute nei quattro catastici e degli atti conservti nelle filze contrassegnate da lettere alfabetiche dalla A alla S, integrò la documentazione con l'aggiunta di atti da lui reperiti in archivio con i quali costituì cinque nuove filze contrassegnate con le lettere T, U, Y, Z e trascrisse nel "Catastico IV" i regesti e i transunti di questi documenti, forendo il rinvio alla filza in cui si conservava l'atto.
Nardini eseguì inoltre lo spoglio degli atti capitolari, i cui estratti sono trascritti nel "Libro atti" iniziato nel 1713, riportando nel "Catastico IV" gli estratti di quelli che non comparivano nel libro.
Contemporaneamente al lavoro di ordinamento dell'archivio Nardini compilò anche il "Catastico nuovissimo" ("Repertori d'archivio, reg. 1") nel quale regestò e annotò in ordine cronologico notizie tratte dai documenti conservati nelle filze, dalla fondazione della chiesa nell'anno 840 al 1790, elencando anche i registri che costituivano le serie dell'archivio con i rinvii alle rispettive collocazioni. Il catastico è corredato da un indice alfabetico per materie con riferimento alla cartulazione: un documento è così reperibile sia nella filza sia nel relativo catastico.
L'archivio della parrocchia di San Bartolomeo si presenta fortemente strutturato e singolarmente articolato: probabilmente hanno influito sulla tenuta delle carte sia la presenza di un clero dal forte spessore culturale e cancelleresco sia il fatto che si trattava di una chiesa vicariale e collegiata.
Motivi di rispetto storiografico uniti alla volontà di utilizzare gli strumenti di corredo esistenti hanno determinato la decisione di ordinare l'archivio in base alle informazioni rilevate dal "Catastico nuovissimo". La struttura del fondo sia come l'ordinamento fisico dei documenti sia come impianto dell'inventario rispecchia quindi il lavoro di Nardini. Seguendo le antiche segnature, le indicazioni del "Catastico IV" e del "Catastico nuovissimo" sono state ricostruite le singole serie.
Sul dorso di molte unità archivistiche si è rilevata l'esistenza di un'etichetta dal contorno blu sulla quale è stato apposto un numero progressivo. E' questa la testimonianza di un'operazione di ordinamento, effettuata in tempi recenti, che si è imposta a volte occultando anche le tracce dell'ordinamento di Nardini. Alla stessa mano si deve l'operazione di raccolta degli atti in filza e il loro ordinamento secondo una sequenza cronologica. Questa documentazione è ora stata ricollocata secondo l'ordine attestato da "Catastico nuovissimo".
Le prime serie che si incontrano in apertura dell'inventario sono quelle dei libri canonici che si conservano dal 1580 al 1810 data di soppressione della parrocchia. Di seguito hanno inizio le serie disposte secondo la sequenza ordinanta da Nardini: le "Scritture diverse spettanti alla chiesa" che raccolgono copie di documenti trascritti nei catastici e sono in parte lacunose; le serie che raccolgono la documentazione contabile e di amministrazione : "Riceveri", "Partidori trimestri", "Libri partidori incerti e livelli", "Libro cassa della rendita della bottega del sottoportico", "Libri cassa della fabbrica". Chiudono la sequenza delle serie i Castici e gli Atti capitolari.
Poiché non è stato possibile ricondurre tutta la documentazione rinvenuta in archivio entro le serie segnalate da Nardini, è stato necessario costituirne delle altre formate da atti non compresi nei catastici.
Ben documentata si è inotre rivelata la presenza di scuole devozionali all'interno della parrocchia. Nella visita pastorale del 16 maggio 1698 il patriarca Giovanni Badoer rileva l'esistenza della Scuola del Santissimo Sacramento eretta nel 1507 e di numerose altre scuole devozionali quali: la Scuola della Beata Vergine del Terremoto eretta nel 1513, la Scuola della Beata vergine dell'Umiltà fondata da artisti tedeschi e dedicata in origine al nome del Santissimo Rosario, eretta nel 1506; la Scuola di San Mattia apostolo eretta a Murano nel 1540 circa e successivamente traslata in San Bartolomeo; la Scuola dei peltreri eretta nel 1625 sotto il titolo di San Giovanni Evangelista; la Scuola dei bastasi eretta nel 1625 sotto il titolo di San Nicolò; la Scuola dei fustagneri; la Fraterna de' prigioni fondata nel 1590 nella chiesa di Santa Maria Formosa e da lì trasportata in San Bartolomeo all'altare del Cristo la Scuola dei portadori de vin eretta nel 1509 la Scuola dei bombasieri sotto il titolo di San Michele arcangelo eretta nel 1540; il Suffragio dei morti sotto il titolo di Santa Maria assunta.
Nell'archivio si conserva ancora la documentazione relativa alla Scuola di San Mattia apostolo e alla Scuola del Santissimo Sacramento. Molto consistente e ben strutturato è infine l'archivio della Scuola della Dottrina cristiana femminile attivata nel 1821 dal vicario perpetuo Bartolomeo Zender in conformità all'ordinanza del 14 agosto dello stesso anno del patriarca Giovanni Ladislao Pyrker.
Codici identificativi:
- Z86214 / 0214 210 --- --- --- -- (Arcana)
Soggetti produttori
- Parrocchia di San Bartolomeo 0840 ? - 1810
Compilatori
- Prima redazione: Cosmai Franca - Data intervento: 15 luglio 1995
- Prima redazione: Trivellato Davide - Data intervento: 15 luglio 1995
Link risorsa: https://archivista-icar.cultura.gov.it/fonds/29496