Ronconi, Luca ( Susa, Tunisia, 1933 marzo 8 - Milano, 2015 febbraio 21 )

Tipologia: Persona

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Profilo storico / Biografia

Nacque l’8 marzo 1933 a Susa, in Tunisia, dove la sua famiglia si era trasferita. Il padre Giovanni era romano e, prima del matrimonio, era un artigiano del ferro battuto. La mamma, Fernanda Nardi, era invece una professoressa di lettere. Dopo pochi anni fecero ritorno in Italia ed abitarono a Roma. I genitori presto si separarono. Durante la Guerra Ronconi fu inviato in Svizzera, dove frequentò il Collegio di Pratteln, vicino Basilea; incontrava sua madre durante le vacanze estive. Proprio mentre si trovavano sul lago di Como, giunse loro la notizia che un piroscafo diretto in Africa, sul quale viaggiava il padre, era affondato; la vacanza fu interrotta e Ronconi non fece più ritorno in collegio. Dopo la scuola media superiore, fatta a Roma, si iscrisse alla Facoltà di giurisprudenza, dando qualche esame, ma abbandonandola dopo circa due anni. In quel periodo viveva in un appartamento in via Nomentana (6).
Già dal 1951 aveva iniziato a frequentare l’Accademia nazionale d’arte drammatica, di cui fu allievo negli anni 1951-1952 e 1952-1953, partecipando ai saggi Un cappello di paglia di Firenze di Eugène Labiche e Marc Michel messo in scena il 25 gennaio 1952 al Teatro Eliseo e, presso lo Studio Eleonora Duse dal 19 al 23 aprile 1952, Felice viaggio di Thornton Wilder e Santa Giovanna (ultimo atto) di George Bernard Shaw: fu, rispettivamente, Noel, Arturo, un paggio. Suo grande maestro fu Orazio Costa.
Nel 1953 al Teatro Valle di Roma recitò in Tre quarti di luna di Luigi Squarzina, dopo aver superato il suo primo provino: gli era stata attribuita la parte di Mauro Bartoli. Nel 1963, quando aveva trent’anni, al Teatro Stabile di Bologna fu Paul ne Il costo di una vita di Bruno Magnoni. In questi dieci anni aveva partecipato a numerosi spettacoli teatrali, a sceneggiati, prosa radiofonica e televisiva con la RAI, a film. Si era cimentato, tra gli altri, con testi di Shaw, William Shakespeare, Luigi Pirandello, Menandro; aveva lavorato con tanti attori esperti e tanti coetanei, la maggior parte dei quali, a differenza di lui, continuarono a recitare anche in seguito. Aveva scritto qualche copione; tra quelli trovati in archivio gli è stato sicuramente attribuito, grazie alle testimonianze raccolte, Guerra ed estate del 1956.
Il 1963 è l’anno di esordio alla regia al Teatro Valle con Bettina (La putta onorata e La buona moglie) di Carlo Goldoni, spettacolo teatrale di cui diresse poi una versione televisiva nel 1976. A seguire portò in scena: nel 1965 al Teatro Ostia Antica Il nemico di se stesso di Terenzio; nel 1966 a Civitanova Marche Commedia degli straccioni di Annibal Caro, nel Palazzo Ducale di Urbino I lunatici di Thomas Middleton e William Rowley, a Milano Lucrezia? (Pour Lucrece) di Jean Giraudoux; nel 1967 al Palazzo Reale di Torino Misura per misura e nel 1968, sempre a Torino, ma al Teatro Alfieri, Riccardo III, entrambi di Shakespeare; ancora nel 1968 Candelaio di Giordano Bruno a La Fenice di Venezia e Le mutande di Carl Sternheim al Carignano di Torino; nel gennaio 1969 Fedra di Lucio Annea Seneca, ancora al Valle a Roma; nel 1970, a Prato al Teatro Metastasio, La tragedia del vendicatore di Cyril Tourneur.
Nel 1967 diresse le prime due opere liriche, Giovanna d’Arco al rogo di Arthur Honegger e Arlecchino ovvero le finestre di Ferruccio Busoni, in scena al Teatro Nuovo di Torino; nel 1969 portò a Zagabria Traumdeutung di Edoardo Sanguineti, musica di Vinko Globokar.
A Spoleto, nell’ambito del XII Festival dei Due Mondi, presso la Chiesa di San Nicolò, venerdì 4 luglio 1969, fu rappresentato lo spettacolo che lo consacrò come regista e gli diede successo in Italia e all’estero: era l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, nella riduzione di Sanguineti, scene di Uberto Bertacca e costumi di Elena Mannini. Tra gli interpreti c’erano Edmonda Aldini, Massimo Foschi, Mariangela Melato, Ottavia Piccolo e un giovanissimo Michele Placido, solo per ricordarne alcuni. Nel 1970 lo spettacolo era già a New York. Ne seguì, nel 1975, una versione televisiva. Scrive Gianfranco Capitta: “Definirlo spettacolo «epocale» non è un modo di dire. Per la durata della tournée in Italia e nel mondo, per il pubblico affascinato dall’armonia di un «disordine» ben governato, e soprattutto perché cambiò concretamente il modo di fare teatro e di assistervi”(7).
Nel 1971 fu a Parigi con XX da La Roue di Rodolfo Wilcock; nel 1972 a Zurigo con Das Kätchen von Heilbronn di Heinrich Von Kleist per una messa in scena originale, affidata ad Arnaldo Pomodoro, sulle acque del lago; un mese dopo a Belgrado con Orestea di Eschilo; poi nel 1973, 1975 e 1976 al Burgtheater di Vienna con Die Backen (Le Baccanti) di Euripide e Die Vogel (Gli uccelli) di Aristofane e di nuovo Orestea.
In Italia, intanto, realizzò altre regie liriche: nel 1970 a Verona Carmen di Georges Bizet; nel 1974 la sua prima alla Scala, La Valchiria di Richard Wagner e a Napoli Le astuzie femminili di Domenico Cimarosa; nel 1975 a Bologna Faust di Charles Gounod e, ancora alla Scala, Sigfrido di Wagner; nel 1976 a Firenze Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck; nel 1977 fu due volte a Milano con Wozzeck di Alban Berg il 3 aprile e Don Carlo di Giuseppe Verdi il 7 dicembre. Poi a Firenze, al Teatro Comunale: il 5 maggio e il
18 dicembre 1977, di nuovo con Verdi, Nabucco e Il Trovatore; a dicembre 1978 con Norma di Vincenzo Bellini; a maggio 1979 e a febbraio 1980 con L’oro del Reno e ancora La Valchiria di Wagner; infine, il 20 dicembre 1980, con I racconti di Hoffmann di Jacques Offenbach. In questi stessi anni, all’estero, rappresentò: nel 1975, al Théâtre de l’Odéon di Parigi, Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini; nel maggio 1976, al Deutsche Staatsoper di Berlino Est, Oberon di Carl Maria Von Weber; nell’ottobre 1977, al Nurberger Opernhaus di Norimberga, L’Olandese volante di Wagner; il 20 ottobre 1979, all’Opéra di Lione, Opera di Luciano Berio; il 3 febbraio 1980, alla Deutsche Oper di Berlino, Macbeth di Verdi. Con lui, alle scene e ai costumi, in prevalenza Gae Aulenti e Pierluigi Pizzi.
Dall’anno accademico 1971-1972 a quello 1986-1987, anche se non ininterrottamente, svolse attività di formazione teatrale presso l’Accademia nazionale d’arte drammatica, nella quale si era formato e con la quale riprese la collaborazione successivamente, realizzando numerosi spettacoli al termine dei corsi: La Centaura di Giovan Battista Andreini nel 1972, Una partita a scacchi di Middleton nel 1973, Il sogno di August Strindberg nel 1983, La morte innamorata di Fabio Glisenti e Amor nello specchio di Andreini nel 1987, tutti a Roma, e La fidanzata povera di Aleksandr Nikolaevic Ostrovskij nel 1985 a Gubbio, nel Teatro Comunale.
Dal 1975 al 1977 diresse la Sezione Teatro della Biennale di Venezia e tra il 1977 e il 1979 il Laboratorio di progettazione teatrale di Prato con la Cooperativa Tuscolano srl, un’altra significativa tappa del teatro italiano. A Venezia, negli ex Cantieri navali della Giudecca, portò sul palco Utopia di Aristofane. Nella cittadina toscana, invece, fece Calderón di Pier Paolo Pasolini, La Torre di Hugo von Hofmannsthal ed, infine, una nuova versione di Le Baccanti, con unica interprete Marisa Fabbri; con lui, per le scene, Gae Aulenti, per i costumi Gian Maurizio Fercioni. A Prato, nel gennaio 1977, aveva rappresentato anche L’anitra selvatica di Henrik Ibsen. La Torre fu poi uno sceneggiato televisivo, che andò in onda il 21 aprile 1979; qualche anno dopo, nel 1982, fu trasmesso
anche John Gabriel Borkman, sempre di Ibsen. In teatro ci furono ancora: a Genova nel 1978 Al pappagallo verde e La contessina Mizzi di Arthur Schnitzler e a Reggio Emilia nel 1979 L’uccellino azzurro di Maurice Maeterlinck.
Il 15 marzo 1981 a Milano, alla Scala, fu rappresentata la prima grande opera di Karlheinz Stockhausen Giovedi da Luce cui seguì, nel 1984, al Palazzo dello Sport, Sabato da Luce. Al Comunale di Firenze, sempre nel 1981, era andato in scena ancora Wagner: Sigfrido il 25 gennaio e Il crepuscolo degli dei il 10 giugno.
Nel 1982 Ronconi tornò a Spoleto con Spettri di Ibsen, a Venezia con Le due commedie in commedia di Andreini e poi di nuovo a Prato, nel 1984 e nel 1985, con Fedra di Jean Racine, Commedia della seduzione di Schniztler e, soprattutto, nel 1986 con Ignorabimus di Arno Holz, nuova rilevante esperienza nella sua ricerca teatrale. “Uno spettacolo monstre nella durata, e nella bravura e nella tenuta degli interpreti […]. Marisa Fabbri, Franca Nuti, Edmonda Aldini, Anna Maria Gherardi in pesanti abiti maschili, e maschere e trucco ancor più pesanti, pensatori e sperimentatori della parola e della scienza, unica creatura femminile Delia Boccardo” (8). Con lui Margherita Palli, la nuova scenografa/architetto che lo ha accompagnato negli anni, sia nel teatro che nella lirica, alternandosi con la stessa Aulenti. Da ricordare, in questo ruolo, anche Luciano Damiani.
Nel frattempo era stato a Zurigo con Medea di Euripide nel 1981, a Pistoia con Santa Giovanna di Shaw nel 1984, al Teatro Greco di Epidauro con Pluto di Aristofane nel 1985. Ritornò anche in Umbria, a Gubbio, nel 1986, con La serva amorosa di Goldoni, con Anna Maria Guarnieri, e nel 1989 con Le tre sorelle di Čechov; poi a Spoleto nel 1989, nella Chiesa di San Simone, con Féerie. Pantomima per un’altra volta di Louis Fedinand Céline. Fu di nuovo all’Odéon a Parigi nel 1987 con Le Marchand de Venise di Shakespeare; nel 1988 a Modena con Dialoghi delle Carmelitane di Georges Bernanos e a Torino con Mirra di Vittorio Alfieri; nel 1989 a Roma, all’Eliseo, con Besucher di Botho Strauss.
Negli anni Ottanta, con la lirica, invece, lo ritroviamo: il 10 aprile 1982 alla Grosses Haus di Bonn con Manon Lescaut di Giacomo Puccini; il 4 maggio e il 7 dicembre 1982 alla Scala con I Troiani di Hector Berlioz e Ernani di Verdi; il 23 settembre e l’8 novembre 1983 all’Opéra di Parigi con Moïse et Pharaon ou Le passage de la Mer Rouge di Rossini e alla Fenice di Venezia con Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart, di cui curò anche le scene con Lauro Crisman; l’8 febbraio e il 18 agosto 1984, prima a Bonn con Un ballo in maschera di Verdi, poi all’Auditorium Pedrotti di Pesaro con Il viaggio a Reims di Rossini; nel 1985 due volte alla Scala con L’Orfeo di Lugi Rossi e Aida di Verdi e al Teatro dell’Opera di Roma con Demofonte di Luigi Cherubini; nel 1986 al Comunale di Bologna e al Petruzzelli di Bari con I Vespri siciliani di Verdi e Ifigenia in Tauride di Niccolò Piccinni; nel 1987 ancora a Bologna e a Firenze ai Giardini di Boboli, con Capriccio di Richard Strauss e The Fairy Queen di Henry Purcell; nel 1988 alla Scala con Fetonte di Niccolò Jommelli e Guglielmo Tell di Rossini e al Regio di Reggio Emilia con La fiaba dello zar Saltan di Nicolaj Rimskij-Korsakov, coprodotto dal teatro milanese; infine, il 26 gennaio 1989, ancora alla Scala, con una nuova versione di Oberon di Weber. A Bonn il 12 settembre 1982 aveva rappresentato la Traviata di Verdi, che poi nel 2002 portò al New National Theatre di Tokyo e nel 2008 all’Opera Palace, sempre a Tokyo.
Dal 1989 al 1994 fu chiamato a dirigere il Teatro Stabile di Torino (9): a gennaio del 1990 mandò in scena Strano interludio di Eugene O’Neill; ad aprile La vita offesa. Storia e memoria dei lager nazisti nel racconto dei sopravvissuti, progetto da lui curato in collaborazione con la Comunità ebraica di Torino; a maggio L’uomo difficile di Hugo von
Hofmannsthal; il 29 novembre Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus, un allestimento singolare nella ex Sala Presse del Lingotto, con scene di Daniele Spisa, costumi di Gabriella Pescucci, luci di Sergio Rossi, suono di Hubert Westkemper ed oltre sessanta attori, trasmesso dalla RAI il 23 settembre 1991. Nel 1991 ci fu La pazza di Chaillot di Giraudoux; nel 1992 Donna di dolori di Patrizia Valduga e, seconda rappresentazione in città dopo quella del 1967, Misura per misura di Shakespeare; nel 1993 Affabulazione di Pasolini; nel 1994 Venezia salva di Simone Weil.
Presso lo Stabile si occupò anche della Scuola di teatro, realizzando con gli allievi gli spettacoli Calderón e Pilade di Pasolini e Qualcosa di vero dev’esserci, scene da Questa sera si recita a soggetto, Ciascuno a suo modo, Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello.
Nel 1994 lasciò Torino, chiamato ad occuparsi di un altro grande Stabile, quello di Roma; in quegli anni al Teatro Argentina firmò le regie di Aminta di Torquato Tasso (1994), Re Lear di Shakespeare (1995), Dio ne scampi di Enzo Siciliano (1995), Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda (1996), Il lutto si addice ad Elettra di O’Neill (1997), Davila Roa di Alessandro Baricco (1997), I fratelli Karamazov di Fedor Dostoevskij (1998), Alcesti di Samuele di Alberto Savinio (1999). Al Teatro Centrale, invece, nel 1995 feceVerso Peer Gynt di Ibsen.
Altrove andarono in scena: nel 1991 Nella gabbia di Henry James al Teatro Morlacchi di Perugia; nel 1992 L’aquila bambina di Antonio Syxty a Milano; nel 1993 L’affare Makropulos di Karel Čapek a Genova, al Teatro della Corte; nel 1994 Die Riesen vom Berge (I giganti della montagna) di Pirandello ad Hallein in Austria; nel 1995 Sturm und Drang di Friedrich Maximilian Klinger al Teatro della Pergola, per il Maggio fiorentino; nel 1996 Ruy Blas di Victor Hugo al Carignano e ancora una Medea al Teatro Donizetti di Bergamo; nel 1997 Memorie di una cameriera di Dacia Maraini al Teatro della Sapienza di Perugia.
Negli anni Novanta fece anche tanta opera: nel 1990 a Pesaro Ricciardo e Zoraide di Rossini e, a Bologna, Don Giovanni di Mozart, portato poi nel 1999 a Salisburgo; nel 1991 Lodoiska di Luigi Cherubini, alla Scala prima e a Ravenna poi; nel 1992 Il Trovatore di Verdi a Monaco e La dannazione di Faust di Berlioz al Regio di Torino; nel 1993 Falstaff di Verdi a Salisburgo, Armida di Rossini a Pesaro, Il caso Makropulos di Leos Janacek a Torino; nel 1994 Otello di Rossini a Bruxelles al Teatro La Monnaie, Elettra di Strauss alla Scala, Ligeia di Augusta Read-Thomas e Anacleto Morones di Victor Rasgado, entrambi al Teatro Caio Melisso di Spoleto, La Figlia del reggimento di Gaetano Donizetti al Regio di Torino; nel 1995, Fierrabras di Franz Schubert al Comunale di Firenze e Turn of the Screw di Benjamin Britten al Teatro Carignano di Torino; nel 1996 Teorema di Giorgio Battistelli a Roma al Borghetto Flaminio; nel 1997 Tosca di Puccini e Sansone e Dalila di Camille Saint- Saens, rispettivamente alla Scala e al Regio di Torino; nel 1998 La Cenerentola di Rossini al Palafestival di Pesaro ed Orfeo e Il ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi a Firenze, al Teatro Goldoni e al Teatro alla Pergola; il 2 novembre 1999, infine, Lohengrin di Wagner, ancora a Firenze, ma al Comunale.
Il 16 luglio 1998 Ronconi fu nominato direttore artistico del Piccolo Teatro di Milano, di cui poi, dal 1° gennaio 2005 e fino alla sua morte, fu consulente artistico; gli fu affidata anche la Scuola per attori. Milano, così, dal gennaio del 2000 al gennaio del 2015, ospitò le “prime” di buona parte degli spettacoli da lui firmati in questi anni: La vita è sogno di Calderón de la Barca (2000); Il sogno di Strindberg (2000); Lolita sceneggiatura di Vladimir Nabokov (2001); I due gemelli veneziani di Goldoni (2001); Phoenix di Marina Cvetaeva (2001); Quel che sapeva Maisie di James (2002); Infinities di John Barrow (2002); Memoriale da Tucidide. Pericle e la peste di Siciliano (2004); Il professor Bernhardi
di Schnitzler (2005); I soldati di Jakob Michael Reinhold Lenz (2005) saggio degli allievi della Scuola del Piccolo; Il ventaglio di Goldoni (2007); Inventato di sana pianta ovvero Gli affari del barone Laborde di Hermann Broch (2007); Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare (2008); I pretendenti (progetto di Ronconi) e Giusto la fine del mondo entrambi di Jean Luc Lagarce (2009); Il mercante di Venezia ancora di Shakespeare (2009); Considerate questa città. Antologia di letture da Eschilo a Simone Weil di Marco Rampoldi su progetto di Ronconi (2009); I beati anni del castigo di Fleur Jaeggy (2010); La compagnia degli uomini di Edward Bond (2011); Santa Giovanna dei Macelli di Bertolt Brecht (2012); Il panico di Rafael Spregelburd (2013); Celestina laggiù vicino alle concerie in riva al fiume di Michel Garneau (2014); Le donne gelose di Goldoni (2015); Lehman Trilogy di Stefano Massini, la sua ultima regia (2015). Una menzione particolare merita Infinities, lo spettacolo dell’infinito narrare: oltre novanta protagonisti, tra attori e tecnici, a rincorrersi con il pubblico in cinque luoghi d’azione e di rappresentazione. Tutto raffigurato in un complesso schema pubblicato nelle pagine 14 e 15 del programma di sala dello spettacolo, conservato in archivio (10).
Fuori da Milano portò in scena: il 21 maggio 2001 il Candelaio di Giordano Bruno al Bellini di Palermo, già fatto tanti anni prima a Venezia e replicato il 24 ottobre 2001 al Teatro Studio di Milano e il 19 novembre 2001 al Teatro India di Roma; nel 2002 la trilogia del Teatro greco di Siracusa, sul palco dal 17 al 19 maggio: il Prometeo incatenato di Eschilo, ancora le Baccanti e poi le Rane di Aristofane; nel 2003 Peccato che fosse puttana di John Ford, al Teatro Farnese di Parma; nel 2004 La Centaura, questa volta al Teatro della Corte di Genova; nel 2005 Diario privato di Paul Léautaud, di nuovo a Roma, all’Argentina; nel 2007 Fahrenheit 451 di Ray Bradbury alle Fonderie Limone di Moncalieri e Odissea: doppio ritorno (Ithaka-L’antro delle ninfe) di Botho Strauss al Teatro Comunale di Ferrara; nel 2011 Nora alla prova di Casa di bambola di Ibsen a Genova; nel 2012 Mistero doloroso di Anna Maria Ortese a Palermo. In questi anni lavorò molto anche in Umbria: nel 2008 fu a Solomeo di Corciano per inaugurare il nuovo Teatro Cucinelli con Nel bosco degli spiriti di Cesare Mazzonis da Amos Tutuola; poi a Spoleto, nel 2010 con Un altro gabbiano di Čechov, nel 2011 con La modestia di Spregelburd, nel 2012 con In cerca d’autore. Studio sui Sei personaggi di Pirandello, prima a Spoleto e poi anche a Milano; nel 2013 nel Teatro Francesco Torti di Bevagna con Pornografia di Witold Gombrowicz; infine nel giugno del 2014, ancora a Spoleto nel Teatro Caio Melisso, con Danza macabra di Strindberg.
Il 6 luglio 2002, in corso Ercole I d’Este a Ferrara, era stato rappresentato Amor nello specchio di Andreini, risultato del primo laboratorio del neonato Centro teatrale Santacristina, da poco fondato con Roberta Carlotto, nella sua proprietà eugubina. Negli anni a seguire il Centro, in collaborazione con il Festival dei Due Mondi e con l’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico, tenne corsi e laboratori, spesso conclusi con la messa in scena di spettacoli, tra cui diversi di quelli fatti nei teatri umbri: Corso di perfezionamento per attori e registi. Scene di una notte d’estate (2004), Corso di formazione per attori. La mente da sola (2006), Corso di formazione per attori Odissea doppio ritorno (2007), Lezioni su Ibsen (2008), Laboratorio per Un altro gabbiano (2009), Laboratorio Quattro pezzi non facili (2010), Laboratorio Condivisioni (2011), Laboratorio di luglio e Laboratorio Pornografia (2012), Laboratorio di agosto/settembre (2013), Il corpo nelle parole. Autore, testo, regia (2014). La Scuola, dopo la morte di Ronconi, ha continuato la sua attività, sotto la guida di Roberta Carlotto.
Nel 2006 Ronconi fu chiamato a Torino, in occasione delle Olimpiadi invernali, responsabile del Progetto Domani, che si concretizzò nella realizzazione di cinque spettacoli: Troilo e Cressida di Shakespeare, Atti di guerra: una trilogia di Bond, Silenzio dei comunisti di Vittorio Foa, Miriam Mafai ed Alfredo Reichlin, Lo specchio del diavolo di Giorgio Ruffolo, Biblioetica. Dizionario per l’uso di Gilberto Corbellini, Pino Donghi e Armando Masserenti.
Dal 2001 al 2011 allestì anche numerose mostre di successo, in collaborazione con Margherita Palli: a Milano, 1951-2001 Made in Italy al Palazzo della Triennale dal 4 aprile 2001 e Anton van Dyck. Riflessi italiani al Palazzo Reale dal 19 febbraio 2004; a Roma, Cina. Nascita di un impero alle Scuderie del Quirinale dal 22 settembre 2006, Capolavori dell’arte europea al Palazzo del Quirinale dal 24 marzo 2007, Sebastiano del Piombo al Museo Nazionale di Palazzo Venezia dall’8 febbraio 2008, Roma. La pittura di un Impero ancora alle Scuderie del Quirinale dal 24 settembre 2010; infine, La bella Italia. Arte e identità delle città capitali alle Scuderie Juvarriane della Reggia di Venaria dal 17 marzo 2011 e a Palazzo Pitti di Firenze dal novembre dello stesso anno.
Per la lirica, il nuovo Millennio fu inaugurato a Milano, alla Scala, l’8 aprile 2000, con Ariadne auf Naxos (Arianna di Nasso) di Strauss mentre a Firenze il 21 maggio 2000 andò in scena L’incoronazione di Poppea di Monteverdi. L’anno dopo, ancora Rossini, a Pesaro con La donna del lago e poi al Regio di Torino Lear di Aribert Reimann. A seguire, fino al 2015: a novembre 2002 Giulio Cesare in Egitto di Georg Friedrich Handel, al Teatro Real di Madrid in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna; nel 2003, una nuova edizione di Capriccio di Strauss al Teatro Lirico di Cagliari e, ancora alla Scala, Moïse et Pharaon di Rossini; nel 2004 ritorno a Cagliari con Alfonso und Estrella di Schubert e poi alla Scala con Europa riconosciuta di Antonio Salieri; nel 2005 e nel 2006 due opere già fatte Il barbiere di Siviglia di Rossini a Pesaro e Falstaff di Verdi a Firenze, poi Turandot di Puccini a Torino; nel 2008 ancora Puccini alla Scala con Trittico: Il tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi; nel 2010 e nel 2011 al San Carlo di Napoli, prima La clemenza di Tito di Mozart e poi Semiramide di Rossini; nel 2013 e nel 2014 ancora Falstaff al Petruzzelli di Bari e Armida a Pesaro; infine Lucia di Lammermoor di Donizetti, per la regia di Ugo Tessitore e su progetto di Ronconi, rappresentata il 31 marzo 2015, quando il Maestro era già morto.
Tantissimi sono stati i premi ed i riconoscimenti che Ronconi ha ricevuto nella lunga carriera artistica: settanta e trentadue, della maggior parte dei quali è rimasta
testimonianza in archivio.
Al 1970 risale il primo omaggio, conferito dalla televisione scozzese. All’estero lo premiarono poi nel 1972 a Belgrado per Orestea e in Francia, dove ebbe il Grand prix de la critique 2006/2007 assegnato a Il ventaglio come miglior spettacolo straniero e un premio del Syndicat de la critique dramatique et musicale a Verso/Peer Gynt.
Diciotto sono stati gli Ubu del critico Franco Quadri, dal 1978, quando gli fu consegnato un quadro di Alighiero Boetti alla migliore regia per Le Baccanti e La Torre, al 2013, quando Il panico fu giudicato il miglior spettacolo dell’anno. In mezzo tutti gli altri: come miglior spettacolo Spettri (1981-1982), Le due commedie in commedia (1985), Ignorabimus (1986), Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1996), I fratelli Karamazov (1998), Lolita Sceneggiatura (2001), Infinities (2002); per la miglior regia Le due commedie in commedia e Commedia della seduzione (1985), il Progetto Pasolini (1993), Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1996), il Progetto sogno (2000), Professor Bernhardi (2005). Ebbe anche due premi senza menzione, nel 1988 e nel 1990, e il Premio speciale Ubu 2006 per Progetto domani.
Per gli spettacoli gli furono assegnati ancora: il Premio di St. Vincent 1978 alla regia di Calderón; il Premio Mondello per Fedra, consegnato a Palermo nel 1984; il Premio
Milano per il teatro 2009 a Sogno di una notte di mezza estate. Quattro furono i premi della critica teatrale, nel 1985, 1988, 2004-2005, 2009, ed uno il Premio AGIS Critica teatrale-Stagione teatrale 1995/1996.
Per la lirica ebbe: nel 1991 il Premio Amici del Loggione del Teatro alla Scala; nel 1994 il premio del 1° Concorso Orpheus del Teatro lirico sperimentale di Spoleto A. Belli a Ligeia-Anacleto Morones; il Premio Rossini d’oro 1996 “per il contributo dato al riscatto di partiture rossiniane dimenticate, rivitalizzandole in spettacoli di folgorante inventiva e straordinaria efficacia rappresentativa” dal Circolo Amici della lirica G. Rossini di Pesaro.
A questi si aggiungono: Premio Renato Simoni per la fedeltà al teatro di prosa (1985), Premio Maratea 1988, Premio Claretta per l’interscambio culturale Italia-Francia 1988, Premio Spoleto 1989, Premio Maschera di Sipario 1989, Premio di drammaturgia (1990), Premio In Piemonte (1992), XLIII Maschera d’argento 1994, Premio Città di Vigone “Arte, Musica e Spettacolo” (1995), XXXIX Premio letterario “La soffitta” Galeone d’oro 1995, Premio Europa per il Teatro di 60.000 ecu (1998), Leoncino d’oro 1998, Premio Vittorio De Sica 1999 XXV Anniversario, Premio Musica e Teatro 1999-2000, Il Gazzettino Premio “Una vita nella musica” (2000), Premio “Bandiera di Gubbio” 2004, Premio Arca d’oro 2006, Premio Vittorio De Sica 2007, Premio Antonio Feltrinelli 2008 destinato alla regia teatrale, Premio ETI Gli Olimpici del Teatro 2009, Premio Milano per la musica 2010, Premio Montblanc-Protagonisti del cambiamento nel 2012 a Spoleto.
Ebbe un riconoscimento anche per la sua attività formativa da parte dell’Università degli studi di Milano con il Premio Athena-Giovani e Cultura 2000 2a edizione “per l’impegno e la passione profusi nella formazione artistica di giovani attori nel Teatro di Prosa”.
A Pescara, nel 1996, arrivò il primo alla carriera, il XXIII Premio Internazionale Flaiano per il Teatro e, sempre nello stesso anno, il Premio alla carriera “Imola 1996”; poi ancora nel 2010 a Lecco il Premio alla carriera Alessandro Manzoni-Città di Lecco a Luca Ronconi attore e regista teatrale. Il più prestigioso fu nel 2012: il Leone d’oro alla carriera della Biennale di Venezia-Laboratorio internazionale del Teatro, consegnato il 6 agosto; l’ultimo ancora a Pescara nel 2013.
Il più originale, tra i tanti, è stato il modello di treno, il Lingotto ’90, per Gli ultimi giorni dell’umanità, cui andò anche l’Ubu 1991 per il migliore spettacolo e il Premio Acqui Storia 1992-Premio Filippo Sacchi per la miglior regia.
Il 12 maggio 1981 a Parigi il Ministero della cultura e comunicazione francese lo aveva riconosciuto Officier de l’Ordre des arts e des lettres; il 15 novembre 2014 ottenne, invece, la Cittadinanza onoraria di Prato, con la consegna di un diploma e degli antichi sigilli comunali.
Quattro sono state le lauree honoris causa, a Bologna nel 1999, a Perugia nel 2003, ad Urbino nel 2006, a Venezia nel 2012, da parte dello IUAV; in archivio si conservano la lectio doctoralis tenuta il 29 aprile 1999 presso l’Aula Absidale dell’Ateneo e quella di Perugia, La rappresentazione teatrale tra convenzione e innovazione. Ebbe riconoscimenti anche dall’Accademia di Brera nel 1993, con una scultura, e dalla Bocconi, il 12 marzo 1996, con una medaglia; due furono tributati dalla Presidenza della Repubblica: l’Onorificenza di Grande Ufficiale, con cerimonia del 9 gennaio 1996, e la consegna di una medaglia da parte di Giorgio Napolitano nel 2006.
Il Comune di Milano, infine, in occasione del suo ottantesimo compleanno, gli diede il Sigillo della città, consistente in un diploma in carta pergamenata; anche Roma e Venezia lo avevano tributato nel 1997 e nel 2000, rispettivamente con una medaglia e con la chiave della città.
I suoi spettacoli e il suo teatro sono stati raccontati in interviste per la carta stampata e la televisione, in volumi, talvolta da lui stesso curati con altri; sono stati studiati in numerose tesi di laurea.
Per la sua collaboratrice, Maria Annunziata Gioseffi, aveva fondato un’associazione ed un premio. Sua era anche l’Associazione Teatro di documenti, creata con Luciano Damiani e Giuseppe Sinopoli. Dall’archivio, inoltre, sono emerse tessere d’onore o di iscrizione agli Amici del Piccolo Teatro, al Centre culturel français de Milan, all’associazione esterni; era anche socio della Casa Lyda Borelli per artisti e operatori dello spettacolo.
Amava cani e gatti, e tante sono le fotografie che li ritraggono (11). Era appassionato di giardinaggio e nella sua casa di Santacristina non mancava una bellissima serra (12).
Luca Ronconi è morto a Milano il 21 febbraio 2015; è stato sepolto nelle vicinanze di Santacristina, nel cimitero di Civitella Benazzone, nel Comune di Perugia, dove dall’aprile 1982 riposava anche la sua mamma e dal giugno 1998 Nunzi Gioseffi.
“Nel caso di Ronconi dobbiamo parlare di un’intera vita dedicata al teatro, nella quale teatro e vita sono state una cosa sola. […] Ronconi ha saputo e sa essere un maestro per i giovani, cui ha saputo trasmettere la sua sapienza. […]. In più il Maestro ha saputo essere un interprete del proprio tempo, senza mai concedersi al facilmente e immediatamente consumabile e soprattutto vivendo nella storia del proprio Paese ma in piena libertà intellettuale, risultando un esempio non solo per il teatro ma per chiunque voglia dedicarsi a qualunque professione". Queste sono alcune delle parole della motivazione pronunciata dal Presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, alla consegna del Leone d’oro alla carriera il 6 agosto 2012 (13).
Il Centro teatrale Santacristina, il 30-31 agosto e 1° settembre 2017, lo ha ricordato presso la sua Scuola con registi, attori, critici teatrali, giornalisti, docenti universitari: tre giorni di incontri, approfondimenti, contributi critici e tavole rotonde dal titolo Regia, Parola, Utopia. Giornate di studio per Luca Ronconi, dedicati alla sua memoria e alla sua produzione artistica.


6. ASPG, ALR, Scritti ed interviste, b. 85, fasc. 26.
7. RONCONICAPITTA, p. 69.
8. Ivi, p. 82.
9. ASPG, ALR, Scritti ed interviste, b. 84, fasc. 12.
10. Ivi, Regie, Teatro, fasc. 48, sottofasc. 8.

Funzioni e occupazioni

  • attore, regista

Complessi archivistici

Soggetti produttori

Compilatori

  • Prima redazione: Santolamazza Rossella (Archivista di Stato) - Data intervento: 11 settembre 2017
  • Inserimento dati: Melappioni Caterina (Archivista di Stato) - Data intervento: 15 gennaio 2019