Leonardi, Cesare ( Modena (MO), 1935 giugno 3 - Modena (MO), 2021 febbraio 4 )
Tipologia: Persona
Abstract
architetto, fotografo, artista
Profilo storico / Biografia
Cesare Leonardi nasce il 13 giugno 1935 a Modena. Originario di Vignola, un piccolo paese a vocazione agricola, ai piedi dell’appennino modenese, è figlio di Ottorino Leonardi, impiegato quale chimico alla SIPE di Spilamberto (Società Italiana Prodotti Esplodenti), e di Emma Montanari sarta. Non ha neanche tre anni quando perde il padre che, a ventisette anni, muore in un incidente sul lavoro. Trascorre quindi l’infanzia con la madre e con i nonni, entrambi artigiani, che influiranno molto nello sviluppo delle attitudini creative del giovane. E’ infatti nel laboratorio di falegnameria dell’uno e nella piccola officina meccanica dell’altro che Cesare passa le ore extrascolastiche imparando a prendere dimestichezza con gli attrezzi e i materiali, a costruirsi i propri giochi e a divertirsi facendo primi piccoli lavori artigiani. Adolescente, trova in casa pennelli e colori e la macchina fotografica del padre, dilettante fotografo e pittore. L’attitudine creativa si arricchisce così della dimensione artistica, superando gli orizzonti dell’artigianato. Sostenuto e incoraggiato dalla madre (e addestrato dal fotografo del paese) sviluppa e stampa alcuni vecchi rullini scattati dal padre; inizia a frequentare gli ateliers di alcuni artisti locali di qualche notorietà e a partecipare a prime mostre di fotografia e pittura.
Nel 1956, ventunenne, si iscrive alla facoltà di Architettura dell’Università di Firenze. Per la prima volta si allontana dalla sua realtà per fare i conti con la grande città. Firenze e l’ambiente circostante colpiscono molto il giovane studente: arte, architettura e natura si ritrovano in un impasto formidabile che va dai capolavori del rinascimento toscano del centro storico fino alle colline delicatamente antropizzate dei verdeggianti dintorni. Ma ovviamente sono anche gli anni dell’incontro con i Maestri dell’architettura: alla scuola di Firenze studia con Adalberto Libera e Ludovico Quaroni, con Leonardo Savioli, Leonardo Ricci e il più giovane Italo Gamberini. La scuola di Firenze è destinata a diventare negli anni ‘60 un ambiente molto stimolante, segnato dal passaggio di Umberto Eco e dallo sviluppo di una importante tradizione di studi sulla semiotica dell’architettura (con oltre ad Eco, Giovanni Klaus Koenig e lo stesso Gamberini tra i protagonisti) e segnato poi dallo sviluppo del pensiero radicale con la nascita dei collettivi di Superstudio e degli Archizoom. Cesare Leonardi, che è a Firenze fino ai primi anni ‘60, non rimane direttamente coinvolto in questi sviluppi teorici della disciplina ma certamente non è indifferente ai fermenti che negli anni precedenti ne sono l’innesco. Del resto tra la fine degli anni ‘50 e i primi anni ‘60 aveva già messo a fuoco quei temi su cui avrebbe poi dedicato buona parte della sua vita professionale degli anni a venire. Ad aiutarlo era stato anche un altro Maestro che Cesare Leonardi con una scelta evidentemente già non casuale era andato a cercarsi a Udine quando, tra il 1959 e il 1960, aveva passato due estati a bottega nello studio di Marcello D’Olivo: e non è difficile intravedere in filigrana, nell’opera di Cesare Leonardi, suggestioni condivise con l’architetto friulano.
Nel 1962 Cesare Leonardi ha dato tutti i principali esami all’università ed è in procinto di chiedere la tesi di laurea a Leonardo Savioli (con cui aveva sostenuto nel 1961 l’esame di ”Arte dei giardini”). In quello stesso anno si laurea al Politecnico di Milano, Franca Stagi, compagna degli anni liceali e poi di vita. Nel 1963 i due aprono uno studio associato a Modena, con una prima sede in rua Pioppa, una seconda e definitiva sede in Viale Fabrizi (vedi anche p. 15 e segg.).
Lo studio Leonardi-Stagi vive, tra la seconda metà degli anni ‘60 e i primi anni ‘70, anche una fortunata esperienza nel campo del design. Di design Cesare Leonardi aveva già cominciato a occuparsi da studente quando ha l’intuizione che è alla base della Poltrona Nastro: definire un oggetto attraverso la deformazione semplice di una forma isotropa. Questo è il principio di natura topologica che è alla base di tutto un filone di ricerca nel campo del design che Cesare Leonardi riesce a portare avanti negli anni successivi, ovvero a partire da quando ha l’incontro decisivo con un artigiano modenese che suggerisce di provare a realizzare la Poltrona Nastro in vetroresina. E’ un successo, il primo di una serie. Siamo verso la fine degli anni ‘60, Cesare Leonardi firma i brevetti di altre due sedute che, sviluppando la stessa linea di ricerca, riscuotono altrettanto successo: il Dondolo e la Poltrona Guscio. Queste sedute entrano in produzione mentre sulla stessa linea di ricerca, che via via si articola, nello studio si disegnano altri oggetti (perlopiù sedie e tavolini vari): diversi arrivano alla produzione, altri si fermano allo stato prototipale, altri ancora non superano la carta, ma l’attività sul fronte del design, articolandosi e arricchendosi, arriva ad assorbire molte energie dello studio. Nel 1972 la consacrazione del successo: il Dondolo di Cesare Leonardi trova posto nella celebre mostra “Italy: the new domestic landscape” del MoMA di New York, fondativa del mito del design italiano di quegli anni e del ‘made in Italy’ tout court. Cesare Leonardi, a 37 anni, è un giovane professionista di grandi speranze. Ma l’anno successivo tutto viene a finire repentinamente. La crisi petrolifera successiva a una crisi politica internazionale fa lievitare i prezzi delle materie sintetiche: gli oggetti in vetroresina escono dal mercato e spariscono dai cataloghi delle ditte produttrici. Per Cesare Leonardi, che non accetta l’impotenza della ricerca creativa sulla forma di fronte alle fragilità del sistema della produzione industriale e del mercato, è un colpo durissimo.
Parallelamente alla parabola del design in vetroresina, si svolge un’altra vicenda importante per la carriera professionale di Cesare Leonardi che, pur dedito all’attività dello studio professionale, continua a portare avanti anche la tesi di laurea con Leonardo Savioli. Il tema della tesi è una teoria del parco urbano inteso quale elemento di un sistema del verde alla scala urbana e territoriale. Il caso studio preso in esame è Modena e, all’interno del sistema del verde alla grande scala pensato tra i fiumi Secchia e Panaro, la progettazione del Parco della Resistenza. Ma Cesare Leonardi svolge anche un’altra ricerca, più particolare, sul materiale principale delle aree verdi, ovvero l’albero. L’albero non è assunto come oggetto di ricerca nella sua natura botanica, ma nella sua natura architettonica: il portamento, le dimensioni e i ritmi di crescita, il variare delle livree e le ombre generate al variare delle ore nella giornata e delle stagioni nell’anno solare, gli aspetti cromatici. Nel corso di una ricerca di anni svolta con molti viaggi e sopralluoghi in orti botanici, giardini storici e parchi, un rilievo fotografico di migliaia di scatti e un paziente esercizio di ridisegno, Cesare Leonardi arriva a costruire quel manuale per la progettazione dei parchi che non trovava nelle biblioteche e che, con Franca Stagi, avrà modo di pubblicare con l’editore Mazzotta nel 1982, come catalogo di una mostra dei disegni tenutasi prima a Reggio Emilia e poi a Modena. Con il titolo “L’architettura degli alberi” il volume riscuote un grande successo: in breve se ne pubblica una seconda edizione, integrata di alcuni nuovi contenuti, e nel giro di poco tempo trova posto sui tavoli di tutti i progettisti del verde.
Nel frattempo, ben prima di pubblicare il manuale, Cesare Leonardi mette a frutto il lavoro di ricerca sugli alberi portando a termine il progetto della tesi per il Parco della Resistenza a Modena, che diventa un singolare punto di svolta tra formazione accademica e vita professionale. Infatti, nel giro di poche settimane dell’estate del 1970, il progetto viene discusso a Firenze (ottenendo il massimo dei voti) ma viene anche consegnato per il concorso che nel 1969 era stato bandito dall’amministrazione cittadina per la progettazione di quell’area verde. Nel gennaio del 1971 il progetto viene decretato vincitore del concorso dando inizio così a una vicenda professionale che durerà vent’anni senza approdare ad alcun esito, ma accompagnando con altre due stesure del progetto l’evolversi del pensiero di Cesare Leonardi in tema di progettazione dei parchi urbani.
Intanto, sulla scorta del riconoscimento concorsuale, pochi mesi dopo il verdetto della giuria, l’amministrazione comunale di Modena perfeziona un incarico allo studio Leonardi-Stagi per il restauro dei Giardini Pubblici storici della città e per la progettazione di massima ed esecutiva di Parco Amendola, un parco urbano già previsto dal PRG di Modena del 1965: lo studio sembra diventare il consulente di riferimento dell’amministrazione sul tema della progettazione del verde. Sulla questo tema, del resto, lo studio è impegnato in proposte, concorsi e incarichi in altre città, evolvendo e arricchendo il pensiero entro cui trova sempre più centralità la necessità di portare sullo stesso piano gli ambiti delle attività antropiche e gli ambiti della naturalità, di attribuire la stessa importanza ad uomini ed alberi, di regolare nel migliore dei modi possibile l’armonizzazione di queste due sfere superando un’idea meramente ‘decorativa’ del verde, cornice subordinata delle attività umane, un’idea molto diffusa nella pratica professionale e anche nelle proposizioni disciplinari. Sarà il tema di una vita per Cesare Leonardi anche se Parco Amendola rimarrà l’unico parco urbano da lui realizzato a Modena con lo studio Leonardi-Stagi.
Nel 1983 si scioglie lo studio Leonardi-Stagi. Il momento è importante nella vita professionale di Cesare Leonardi. L’attività, svolta ora come unico titolare dello studio professionale, cambia i propri connotati: passa in secondo piano la progettazione architettonica alla scala edilizia, ma soprattutto l’attività professionale in quanto tale, mentre prende ampio respiro una attività progettuale più sbilanciata sul fronte della ricerca pura, almeno su tre temi. Bisogna tener presente, poi, che in questi anni Cesare Leonardi è molto impegnato come fotografo (basti ricordare il monumentale rilievo fotografico del Duomo di Modena commissionatogli nell’occasione delle iniziative per l’ottocentesimo anniversario della sua fondazione).
Uno dei temi di ricerca che Cesare Leonardi sviluppa in questa fase deriva dalla insoddisfazione seguita alla realizzazione di Parco Amendola (inaugurato nel 1981) dove non ritiene di aver raggiunto appieno i risultati sperati. Sente cruciale la mancanza di uno strumento di progettazione per lo spazio aperto che riesca a garantire l’equilibrio inseguito tra uomo e natura, tra spazio antropico e spazio naturale, e che più in generale possa condurre alla costruzione di uno spazio continuo, articolato ma senza gerarchie. Individua questo strumento disegnando quella che poi chiama Struttura Reticolare Acentrata (SRA) che, derivata dal pattern del camouflage disegnato sugli aerei della prima guerra mondiale, studia in tutte le sue articolazioni e deformazioni possibili. Sperimenta questo strumento partecipando a una decina di concorsi di progettazione con temi molto diversi tra loro, ma tutti centrati sulla costruzione dello spazio aperto. Un secondo tema di ricerca è quello che lo conduce a ritornare ad occuparsi di design. Adottando un materiale povero, le assi di legno preparate per la cassaforma di gettata in cemento armato, definisce una procedura semplice di tracciamento e taglio della tavola e montaggio dei pezzi ricavati, e concentra tutta la sua energia creativa sulle variazioni formali che riesce ad ottenere per progettare una seduta. Nel giro di pochi anni lo studio si popola di sgabelli, sedie, poltrone e poltroncine, pieghevoli e su ruote, manufatti caratterizzati tutti dal colore giallo delle tavole di partenza. Quando nel 1989 progetta e realizza la sua nuova casa-studio in viale Po (dove si trasferisce nel 1990), lo stesso colore si estende a tutti gli arredi: tavoli, armadi, cassettiere, mensole, scrivanie, letti, sia della casa che dello studio, a sua volta articolato nello spazio con soppalchi realizzati nello stesso materiale. I ‘Solidi’, come li ha da tempo battezzati, nascono oggetti e diventano anche strutture abitabili, in una ricerca continua sulla variazione della forma, libera completamente dal mercato e dalle regole della produzione industriale. Un ultimo tema di ricerca, sviluppato con particolare continuità a partire dal 1988, deriva invece da un’occasione pretestuosa, l’incarico (a titolo gratuito) di progettare l’allestimento annuale della Festa de l’Unità di Modena (sia provinciale che nazionale). Per Cesare Leonardi questa occasione si trasforma in un progetto continuo, lungo tutto l’arco dell’anno, che trascende da un’edizione della Festa de l’Unità alla successiva, un lavoro incessante dedicato all’idea di città temporanea e, ancora, al progetto dello spazio aperto tra usi antropici (temporanei) e sistemazioni naturalistiche (di più lungo termine). La Festa de l’Unità è cioè un’occasione formidabile per studiare un rovesciamento interessante dell’impostazione progettuale: non più la città entro cui disegnare occasionalmente il verde, ma uno spazio naturale entro cui disegnare una ‘città occasionale’.
Sintomaticamente l’ultimo grande progetto realizzato da Cesare Leonardi è il progetto per un bosco, nei dintorni di Castelfranco Emilia, che chiama “La città degli Alberi”: trovano qui il loro punto di incrocio la ricerca sugli alberi, il disegno con la Struttura Reticolare Acentrata, la realizzazione di una ‘infrastrutturazione naturale’ del territorio che ospita attività antropiche temporanee.
Fine dell’attività professionale. Nei primi anni 2000 Cesare Leonardi chiude di fatto con l’attività professionale che, tolta l’iscrizione all’ordine professionale, limita ormai a piccole consulenze per amici e conoscenti. Da questo momento si dedica alla pittura, alla scultura e alla fotografia.
Cesare Leonardi muore il 4 febbraio 2021.
Soggetti produttori
- (collegato a) Studio Leonardi-Stagi 1963 - 1983
Link risorsa: https://archivista-icar.cultura.gov.it/creators/1939