Scuola del Santissimo Sacramento in Parrocchia di San Moisè ( 1506 aprile 27 - metà sec. XIX )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Ente e associazione della chiesa cattolica
Altre denominazioni: Confraternita del Santissimo in Parrocchia di San Moisè
Condizione: <span class="translation_missing" title="translation missing: it.EC">Ec</span>
Sede: Venezia
Profilo storico / Biografia
La fondazione della scuola del Santissimo Sacramento – o del Venerabile – in San Moisè è autorizzata con deliberazione del Consiglio di dieci del 27 aprile 1506. Dalle norme registrate nella ‘mariegola’, fonte principale per la storia del sodalizio, risulta come i confratelli si impegnassero particolarmente nel fornire l’olio per tenere accesa la lampada all’altare del Santissimo (nel 1607 tale onere passa ai ‘bancali’ ovvero maggiori rappresentanti: ‘gastaldo’, vicario e scrivano) e nell’accompagnamento del viatico agli infermi della parrocchia. Le riunioni si tengono nei giorni festivi. Per quanto riguarda le celebrazioni la confraternita dispone che dopo la messa si accompagni la croce con le candele accese fino alla sala dell’albergo al piano terra della canonica, che il venerdì santo sia celebrato con cantori, e che il santissimo sia accompagnato nella sacrestia piccola processionalmente, con dodici torci e ‘ombrella’, ossia baldacchino. Le elemosine sono raccolte in chiesa e con una questua mensile in tutta la contrada.
Fra le principali tappe della vita della confraternita si segnala la decisione nel 1577 di erigere un nuovo altare del Santissimo: l’accordo con Marco Dandolo ed eredi, proprietari della cappella posta a sinistra della maggiore, prevede siano conservate in loco lapidi e insegne di tale famiglia, e proibisce venga scolpito o dipinto il nome di alcun ‘guardiano’ o confratello, o sia collocato alcun ritratto, o sia sepolto alcun estraneo nell’arca.
Per la parete sinistra della cappella del Sacramento nel 1585 Jacopo Palma il Giovane esegue la tela con “L’ultima cena”, rappresentata come distribuzione del pane consacrato agli apostoli, che si comunicano. Di fronte è collocata la tela di Jacopo Tintoretto raffigurante “La lavanda dei piedi”, pendant tipico de “L’ultima cena” nei cicli eucaristici alludente alla purificazione necessaria per ricevere la comunione. Nella tela si notano i ritratti del piovano, del ‘gastaldo’ e del vicario della confraternita, probabile intervento del figlio del pittore Domenico.
Con fasi alterne proseguono i lavori edilizi: nel 1591 l’altare è completato, dorato a spese della scuola e ornato con due angioletti di bronzo, attribuiti a Giulio dal Moro, ed è rimosso il banco della scuola che impediva l’accesso all’altare. Nel 1633 una nuova convenzione con i Dandolo concede la demolizione ed il rifacimento della cappella a spese della scuola, rimanendo la proprietà alla famiglia. Il preventivo particolareggiato dei lavori con il tagliapietra Francesco Lorenzuti contempla una spesa massima di 1680 ducati. Per affrontare le nuove spese i confratelli procedono alla raccolta di elemosine: nel 1637 i Provveditori di Comun si trovano costretti a limitare le questue alla parrocchia, vietando loro di recarsi in quelle confinanti.
Nella seconda metà del Settecento la confraternita attraversa ancora una fase favorevole: ottiene due nuove arche per la sepoltura dei confratelli, e un più ampio spazio in aggiunta al vecchio albergo sul campo; si impegna inoltre a spendere 120 ducati per la redazione della nuova ‘mariegola’, essendo l’originale pregiudicata per la sua antichità. Si accolla la spesa di quattro quadretti per adornare l’altare maggiore della chiesa e non è escluso patrocini pure le due raffinate porticine del tabernacolo, lavori della più raffinata oreficeria settecentesca con soggetto la “Resurrezione di Cristo” e la “Fede”. È prodiga pure di elemosine, specie per poveri ammalati, e di ‘grazie’ per la monacazione o il matrimonio delle donzelle figlie di consorelle e confratelli.
Mantenuta in vita, come le altre confraternite del Santissimo, dai decreti napoleonici di indemaniazione e soppressione generale delle scuole del 1806-1807, e controllata nell’amministrazione e gestione del patrimonio dalla Fabbriceria parrocchiale, la confraternita è menzionata per l’ultima volta nella visita pastorale del 1855.
Bibliografia
G. BARBIERO, Le confraternite del Santissimo Sacramento prima del 1539, Treviso 1941, p. 195.
S. MASON RINALDI, La cappella del SS. Sacramento in San Zulian, in “Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti”, 134 (1975–76), pp. 439–456, 440, nota 3.
S. GRAMIGNA – A. PERISSA, Scuole di arti mestieri e devozione a Venezia, Venezia 1981, pp. 41, 47-48.
R. PALLUCCHINI, P. ROSSI, Tintoretto. Le opere sacre e profane, Milano 1982, I, pp. 228–2, 228-229.
S. MASON RINALDI, Palma il Giovane. L’opera completa, Milano 1984, pp. 67, 129.
S. MASON RINALDI, Un percorso nella religiosità veneziana del Cinquecento attraverso le immagini eucaristiche, in La chiesa di Venezia tra riforma protestante e riforma cattolica, a cura di G. GULLINO, Venezia 1990, pp. 185–187, 183-194.
G. VIO, Le scuole piccole nella Venezia dei dogi. Note d’archivio per la storia delle confraternite veneziane, Vicenza 2004, pp. 274-275.
Fonti
Archivio di Stato di Venezia, Provveditori di Comun, reg. V, cc. 191–244.
Archivio Storico del Patriarcato di Venezia, Curia. Archivio ‘segreto’, Visite pastorali, b. 36.
Archivio Storico del Patriarcato di Venezia, Scuola del Santissimo Sacramento in Parrocchia di San Moisè di Venezia.
Complessi archivistici
- Scuola del Santissimo Sacramento in Parrocchia di San Moisè di Venezia
(1446 novembre 18 - 1835 ottobre 31)
Fondo, livello 2
Compilatori
- Prima redazione: Chiara Traverso - Data intervento: 31 dicembre 2012
- Revisione: Annamaria Pozzan - Data intervento: 26 giugno 2019
Link risorsa: https://archivista-icar.cultura.gov.it/creators/1333