Parrocchia di San Giovanni Battista in Bragora ( sec. XI ? - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente e associazione della chiesa cattolica

Altre denominazioni: Parrocchia della Bragora

Condizione: <span class="translation_missing" title="translation missing: it.EC">Ec</span>

Sede: Venezia

Profilo storico / Biografia

La tradizione colloca l’erezione della chiesa di San Giovanni Battista in Bragora nella prima metà del VII secolo, per opera di san Magno, vescovo fuggiasco di Oderzo, che avrebbe scelto il luogo e fatto innalzare il tempio su rivelazione dello stesso san Giovanni. La cronaca del Dandolo vuole che gli esecutori materiali del disegno del santo vescovo altinate siano stati gli antenati di Giovanni Talonico; al figlio di quest’ultimo, Domenico Talonico, vescovo di Olivolo alla metà del IX secolo, spetta il merito di aver donato alla chiesa le sante reliquie del precursore di Cristo trafugate da una provincia dell’Oriente chiamata «Bragula», da cui la denominazione della chiesa. Riedificata nel 1475, la chiesa fu consacrata dal patriarca Antonio I Suriano l’11 novembre 1505. Incerti rimangono i tempi e le circostanze della sua erezione a parrocchia, che tuttavia, stante le necessità di culto di un’isola di antico popolamento, debbono potersi collocare in epoca molto prossima alla sua stessa leggendaria fondazione o, al più tardi, all’XI secolo, periodo in cui la città definisce le proprie strutture amministrative, religiose e civili imperniandole sui confinia – le parrocchie appunto – officiate da un pievano o da un collegio di sacerdoti (il capitolo).
Le soppressioni decretate dal napoleonico Regno d’Italia tra il 1807 e il 1810, che ridisegnavano la configurazione delle parrocchie veneziane riducendone il numero da più di 70 a 30, mantennero a San Giovanni Battista in Bragora lo status di chiesa parrocchiale, attribuendole nel contempo la chiesa di Sant’Antonino martire quale sua succursale.
Oltre alle competenze attribuite in antico regime al parroco dal diritto canonico – «ius praedicandi, confessiones audiendi, sacramenta ministrandi, sepeliendi, decimas et iura parochialia recipiendi» – il pievano della Bragora era investito, sin dal 1470, per concessione di papa Paolo II che vide i natali propri in questa parrocchia, pure del titolo di rettore e cancelliere dello Studio e Università delle arti liberali, con facoltà di creare dottori e concedere lauree, dignità mutata a partire dal 1921 con la Prelatura d’onore.
La chiesa, collegiata (composta da due preti titolati, un diacono e un suddiacono), era retta da un capitolo che in origine amministrava solidarmente i beni patrimoniali del beneficio, condividendo gli impegni della cura d’anime e la cura pastorale per i poveri e gli infermi esercitati dal pievano. Con il tempo, tuttavia, scemati progressivamente lo spirito di condivisone e gli obblighi di vita comunitaria del capitolo, ripartito lo stesso patrimonio comune in masse proporzionate ai titoli assunti dai canonici, il peso della cura delle anime e dell’amministrazione dei sacramenti rimase affidata al solo pievano o parroco, assistito talora da un sacrista, cui spetterà in seguito di collaborare con il parroco nella regolare tenuta dei registri canonici e delle messe officiate.
Dal 1807 la parrocchia è guidata da un parroco di nomina patriarcale.
La parrocchia era affiliata in antico alla chiesa cattedrale di San Pietro apostolo, sede del patriarcato di Venezia, a cui doveva corrispondere, secondo le antiche consuetudini, un’ampolla di vino, obblighi di accoglienza e altri doni in occasione della festa del santo titolare, celebrazione di diritto officiata dal pievano della chiesa matrice; era inoltre soggetta al vincolo della benedizione del fonte nel sabato santo e nel sabato di pentecoste e, dopo l’introduzione nella stessa chiesa dell’uso del fonte battesimale, alla corresponsione di una candela di cera pro quolibet infante battezzato e di un tributo di 12 soldi per ciascuna registrazione di battesimo effettuata (tributo poi cassato con decreto del patriarca Antonio Contarini nel 1510).
La parrocchia è oggi afferente al vicariato di Castello, Diocesi di Venezia.

Bibliografia
F. CORNER, Notizie storiche delle chiese e dei monasteri di Venezia e di Torcello, Padova 1758 (rist. anastatica Bologna 1990), pp. 28-31.
G. TASSINI, Curiosità veneziane, Venezia 1915, pp. 50-52.
Il Patriarcato di Venezia. Situazione al 15 ottobre 1974, a cura di G. BORTOLAN, Venezia 1974, pp. 403-404.
F. CORNER, Ecclesiae Venetae antiquis documentis nunc etiam primus editis illustratae ac in decades distributae, Venetiis 1749, vol. IV, pp. 339 e segg.
G. CAPPELLETTI, Storia della Chiesa di Venezia dalla sua fondazione sino ai nostri giorni, Venezia 1851, vol. II, p. 398.
G.B. GALLICCIOLLI, Delle memorie venete antiche, profane ed ecclesiastiche, Venezia 1795, vol. III, pp. 14, 16.
«Rivista diocesana del Patriarcato di Venezia ufficiale per gli atti di Curia», 1 (gennaio 1998), pp. 28, 64.

Complessi archivistici

Compilatori

  • Prima redazione: Ermanno Orlando - Data intervento: 31 dicembre 2001
  • Revisione: Annamaria Pozzan - Data intervento: 12 giugno 2019